UN FINIMONDO - Noir in Festival



UN FINIMONDO

AL XXI COURMAYEUR NOIR IN FESTIVAL

5 – 11 dicembre, 2011

È dalla notte dei tempi che l’apocalisse esercita un fascino irresistibile sull’umanità. Borges si domandava: «Perché ci attrae la fine delle cose? (…) Perché la tragedia gode di un rispetto che la commedia non ottiene? Perché sentiamo che il lieto fine è sempre fittizio?». Alle soglie del “fatidico” 2012 anche noi non ci sottraiamo a questa fascinazione anzi, la mettiamo al centro del Noir di quest’anno, punto di partenza della riflessione su razionalità e trasformazione della società di fronte alla crisi che investe tutto il mondo occidentale dall’inizio del nuovo millennio.

Nell’incontro intitolato Vedo nero. Un’apocalisse ci salverà? guidati da un “fanatico” di complotti come il giornalista Ranieri Polese, a Courmayeur ascolteremo analisti come l’economista Giulio Sapelli e lo studioso dell’immagine audiovisiva Gianni Canova, scrittori come Tullio Avoledo e Davide Dileo, autori del thriller apocalittico Un buon posto per morire; Antonio Scurati, che alla “sensazione storica di vivere la fine dei tempi” ha dedicato il suo ultimo romanzo La seconda mezzanotte o Tommaso Pincio, per il quale l’apocalisse può essere considerata “un ottimo rimedio per la paura dell’ignoto e un tranquillante dello spirito in genere”. Accanto a loro esperti come l’ambientalista e critico letterario Valerio Calzolaio o il fisico nucleare e giallista Federico Tavola, rifletteranno sui diversi volti di questa nostra contemporanea apocalisse permanente e discuteranno sulle eventuali vie di uscita verso un possibile e sostenibile cambiamento.

L'altra parte di Vedo nero, intitolata La risposta del cinema italiano, si misurerà invece con la ritrovata sensibilità del nostro cinema per l’impegno civile, per la ricerca delle risposte nella dignità individuale e collettiva. A discuterne, insieme al giornalista e scrittore Gaetano Savatteri, ci saranno sceneggiatori, registi, giornalisti d’inchiesta e produttori di cinema e televisione. Realizzata con il sostegno di Cinecittà Luce, questa riflessione a più voci vuole essere la prima tappa di un percorso permanente, un vero e proprio osservatorio dedicato all’audiovisivo italiano come laboratorio del nuovo.

E per l’occasione, con la collaborazione del Centro Studi Alessandro Milano di Courmayeur, rivive una pagina “storica” nella vita di Courmayeur: l’apocalisse annunciata dal misterioso e folkloristico Fratello Emman il 14 luglio del 1960.

Il Noir in Festival, come si sa, è un singolare cocktail di cinema, letteratura, televisione, cronaca, grafica e new media. Sul versante cinematografico, l’ospite d’onore del festival sarà quest’anno il regista Stephen Frears, che ci racconterà il percorso “in noir” della sua multiforme carriera, dall’opera di esordio Gumshoe-Sequestro pericoloso all’apocalittico tv-movie A prova di errore, da Rischiose abitudini a Piccoli affari sporchi. Per le immagini inoltre parleranno il concorso con le 10 anteprime assolute, tre film fuori concorso, la selezione internazionale dei documentari, la fascia delle novità televisive proposte quest’anno insieme a FoxCrime (media partner della rassegna).

Qualche titolo: i thriller finanziari sulla crisi di borsa e il mondo delle banche Margin Call con Kevin Spacey e Demi Moore e De bon matin con Jean-Pierre Darroussin; l’incubo futuribile In Time, di un autore di culto come Andrew Niccol, con Justin Timberlake; l’adrenalinico noir metropolitano The Yellow Sea di Na Hong-jin; il norvegese Headhunters scritto dal re del thriller Jø Nesbo; gli agghiaccianti ritratti della disperazione giovanile We Need To Talk About Kevin con Tilda Swinton e Martha Marcy May Marlene con la rivelazione Elisabeth Olsen; lo sconvolgente horror scritto da Guillermo Del Toro Don’t Be Afraid of the Dark; il nuovo horror in 3d Paranormal Xperience di Sergi Vizcaino; due irresistibili black comedy: l’americana Bernie, ultima fatica di Richard Linklater con uno straordinario Jack Black, Shirley MacLaine e Mattew McConaughey, e la russa A Yakuza’s Daughter di Sergei Bodrov e Gulshad Omarova; l’esplosivo reportage Il caso Khodorkovsky sul processo che ha condannato il chiacchierato tycoon russo; la nuovissima serie tv Homeland, il ritorno di due personaggi di culto come Luther e Dexter, e il capolavoro horror del danese Benjamin Christensen La scala di Satana (1929), musicato dal vivo per l’occasione da Pivio e Aldo De Scalzi. E poi le tante sorprese del Mini Noir con tre anteprime assolute come L’incredibile storia di Winter il delfino (in 3D) con Ashley Judd, la terza e ultima parte della trilogia di Luc Besson Arthur e il popolo dei Minimei, la web serie di Maccio Capatonda La villa Di Lato che diventa film in quest’occasione.

Né poteva mancare un’anticipazione « esplosiva » come quella del Dracula - 3D le cui prime, spettacolari sequenze saranno commentate dallo stesso autore, il genio del brivido Dario Argento.

Il territorio letterario del Noir quest’anno è popolato di “eredi”, chi di una gloriosa tradizione letteraria, chi di maestri famosi. A cominciare dall’ospite d’onore Lawrence Block, presente al festival anche come giurato, che Gianrico Carofiglio ha definito «vero erede della tradizione dell’hard-boiled americano». Block è anche uno degli autori della prestigiosa antologia Millennium Thriller, curata da un veterano del genere come Otto Penzler insieme a James Ellroy, che verrà presentata a Courmayeur dal curatore. Per continuare con l’inglese C.M. Jones, che per la sua esperienza nel business intelligence ha preso con vigore in mano il testimone di Le Carré. O come l’autore di best sellers Åke Edwardson, che ha vinto tre volte il premio per il migliore thriller svedese ed è considerato l’erede di Henning Mankell.

Ma il consolidato successo del giallo scandinavo ci regala altre sorprese, come il finlandese Matti Rönka esploratore dei misteri della Carelia e il giornalista globetrotter svedese Thomas Kanger. Eredi invece della nobile e combattiva tradizione anglosassone del giornalismo d’inchiesta sono pure il vice direttore del «Guardian» David Leigh e il suo corrispondente da Mosca Luke Harding, che portano a Courmayeur il loro libro sul controverso inventore di Wikileaks, Julian Assange. Non mancano come al solito le scoperte, con l’inglese Stephen Kelman che al suo esordio è già stato finalista al prestigioso Booker Prize, o il criminologo Federico Varese che da Oxford analizza l’espansione mondiale del nostro prodotto di esportazione di maggior successo, la mafia.

Eredi di una grande cultura sono naturalmente i due protagonisti letterari di questa XXI edizione del Courmayeur Noir in Festival: Andrea Camilleri e Petros Markaris, entrambi Premio Chandler 2011. Maestri che reinterpretano la lezione di Simenon nella prospettiva di “un modo particolare di concepire i rapporti umani”, come Camilleri definisce il “giallo mediterraneo”, e che ci parlano all’unisono della crisi e delle ingiustizie di oggi.

Infine, due anniversari d’eccellenza incorniciano idealmente l’intero programma: alla vigilia del bicentenario della nascita di Charles Dickens (2012) ci interroghiamo con Adrian Wootton e Masolino D’Amico sulle antiche radici del genere noir nel grande romanzo sociale vittoriano; a cento anni dalla nascita di Giorgio Scerbanenco – il padre del noir italiano – lo ricordiamo come esploratore curioso di territori letterari diversi dal noir e singolarmente consonanti con il nostro tema dell’anno, l’apocalisse.

Il Courmayeur Noir in Festival è diretto da Giorgio Gosetti e Marina Fabbri, è promosso dalla Direzione Generale Cinema del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Autonoma Valle d’Aosta (Assessorato al Turismo, Sport, Commercio e Trasporti), Comune di Courmayeur, è organizzato da STUDIO Coop. , è realizzato quest’anno in collaborazione con Cinecittà Luce e si apre per la prima volta allo “Spirito Noir” di Rabarbaro Zucca.

Media partner è FoxCrime, mentre Radio 24 e Cinecittà News racconteranno “in diretta” i momenti salienti del festival.

Si ringraziano, inoltre: Hip Hop Wacthes-Breil, IED – Istituto Europeo di Design (Milano), La Stampa, Università IULM (Milano), Movieplayer.it, Newton Compton Editore, Piemme Edizioni.

L'immagine dell'anno è di Valentina Vannicola: L’inferno di Dante - Canto IV, primo Cerchio. Il Limbo.

Capo Ufficio Stampa: Patrizia Wachter, Studio Sottocorno, con Delia Parodo

– studio@sottocorno.it tel. 02 20402142

Ufficio stampa per la letteratura: Francesca Bolino - francesca.bolino@ cell. 345 4596023

Ufficio stampa regionale: Cristina Porta - cristinaporta@interfree.it cell. 347 7357938

OMAGGIO A STEPHEN FREARS

Il Courmayeur Noir in Festival celebra quest’anno il talento e la passione per il noir di un grande regista come Stephen Frears. Nell’ambito di una carriera contraddistinta dal successo in molte forme espressive, dalla commedia al cinema in costume, la sua attenzione al mystery è un elemento ricorrente: dall’esordio cinematografico con Gumshoe (1972) a The Hit (1984), da The Grifters (1990) a Mary Reilly (1996), da Fail Safe (2000) a Dirty Pretty Things (2002).

Per l’occasione il Festival ripropone due delle sue opere meno conosciute (Gumshoe e Fail Safe) e organizza un incontro pubblico – sabato 10 dicembre – con l’autore premiato quest’anno alla carriera agli European Awards dell’EFA.

Dei suoi film Frears dice:

“Alla fine sono rimasto senza lavoro e ho incontrato Neville Smith, che aveva scritto la sceneggiatura di Gumshoe. Gli ho subito comprato i diritti, prima ancora di proporre ad Albert Finney la parte del protagonista. Neville Smith aveva già scritto due romanzi e lavorato alle sceneggiature di alcuni film televisivi di Ken Loach. In Gumshoe io e Neville rappresentiamo persone che conosciamo ma c’è anche l’immaginario di due uomini che si sono nutriti di cinema americano. Si tratta di un film molto britannico su un personaggio che tenta di vivere una vita normale a Liverpool. La sceneggiatura è molto semplice e istintiva anche se la storia, alla fine, è assai complessa, ma non era l’intrigo che ci interessava. Neville conosceva molto bene Liverpool perché ci aveva vissuto e ha tentato di rappresentarla in modo dettagliato nella sceneggiatura, soprattutto la parte della città dove aveva abitato anche John Lennon”.

“La televisione americana mi ha poi proposto il progetto di Fail Safe, remake di un famoso film di Sidney Lumet degli anni Sessanta. Si è trattata di una vera e propria sfida perché ho girato in diretta con diciotto telecamere, ma me l’ha chiesto George Clooney e io non sono uno che evita gli ostacoli e le difficoltà. È stata un’impresa folle girare tutto dal vivo e forse qualche rischio avrei potuto evitarlo, ma gli americani sono troppo onesti e sinceri: non riescono proprio a capire davvero la corruzione degli europei”.

Di Stephen Frears e della sua passione per il noir così scrive Gianni Volpi:

“Il genere è il cinema, è il mito, è Hollywood; l’Europa è la socialità, è la cultura, la letteratura. Più o meno così Stephen Frears riassumeva la sua opera in una “lezione di cinema” a Cannes 2004. Come due fasi succedentesi l’una all’altra, come due poli diversi di attrazione. Sembra la storia di uno dei tanti inglesi, Reisz o Schlesinger, i fratelli Scott o Boorman, Peter Yates o Alan Parker, autori o professionisti comunque qualificati che, generazione dopo generazione, si sono mossi tra una sponda e l’altra dell’Atlantico. (Il viaggio “al contrario”, dagli States all’Europa, appartiene a pochi grandi, Welles Losey Kubrick, e ha un forte valore direzionale: è senza ritorno). L’egemonia dell’industria nordamericana, che da sempre fa da irresistibile calamita per chi fa cinema in U.K., ha così funzionato anche per Frears. Ma lui, forse, alludeva anche a una dialettica più segreta che ha operato sin dall’inizio all’interno delle sue opere, fondate sulla presenza, comunque produttiva, del genere. «Per lungo tempo ho ritenuto che il nocciolo della questione fosse il problema dei generi, che il cinema si dovesse fare con uomini armati di pistole», ha confessato ai suoi intervistatori Jonathan Hacker e David Price. Gumshoe (1971) e The Hit (1984), le sue due prime esperienze di cinema in mezzo a un mare di tv-movie, sono dei piccoli film di genere, un noir il primo, un gangster-film il secondo, entrambi del tutto giocati sulla figura dei protagonisti, in un caso un Albert Finney che impersona con istrionismo ben temperato un detective dilettante che ha il culto del private e di Humphrey Bogart, nell’altro Terence Stamp come gangster che compie il suo viaggio verso la morte, sequestrato dai complici che ha tradito. Dietro ad entrambi c’è una vera passione per un genere, una passione inutile che ne fonda il fascino in minore ma reale.”

I FILM DELL’EDIZIONE 2011

Selezione Ufficiale

A YAKUZA’S DAUGHTER NEVER CRIES

Di Sergei Bodrov e Gulshad Omarova – Russia/Germania/Giappone

Con Chika Arakava, Vadim Dorofeev, Sergei Garmash

Una scatenata black comedy in cui mafia russa, gang giapponesi, matti, bambini, poliziotti corrotti si danno la mano in una sorridente ronde orchestrata da uno dei maggiori autori russi e dalla regista-rivelazione di Bakshy. La prima coproduzione russo-giapponese mai realizzata.

«Abbiamo pensato che sarebbe stato interessante vedere i russi attraverso gli occhi di una ragazza giapponese. I russi e i giapponesi sono persone molto diverse tra loro. Quello che sembra buono per gli uni potrebbe essere un male per gli altri. Abbiamo lavorato con i migliori attori russi e giapponesi. Chika, la nostra giovane protagonista giapponese, era la nostra preferita. Le riprese non sono state facili, ma a volte ridevamo sul set. Spero che anche il pubblico italiano trovi qualcosa di divertente nel nostro film!». [Sergei Bodrov & Gulshad Omarova] 

MARGIN CALL (opera prima)

Di J.C. Chandor - Stati Uniti – Distr it. Rai Cinema-01 Distribution

Con Kevin Spacey, Paul Bettany, Jeremy Irons, Zachary Quinto, Demi Moore

E’ la crisi della borsa del 2008 la grande protagonista di questa storia tutta vista dall’interno di una banca d’affari sull’orlo del fallimento. Ma cosa farà l’analista Peter Sullivan che, alla vigilia del crollo, entra in possesso di un file riservato che può cambiare la sua vita?

«Le banche d'investimento americane indipendenti, così come le abbiamo conosciute, sono morte. Margin Call è il mio tentativo di mostrare le esperienze di un piccolo gruppo di personaggi che stava al centro di questa crisi senza neanche rendersene conto. L’ingranaggio di cui facevano parte era cresciuto così tanto ed era talmente complesso che nessuno era in grado di comprenderne il potere distruttivo finché non fu troppo tardi». [J.C. Chandor]

MARTHA MARCY MAY MARLENE (opera prima)

Di Sean Durkin - Stati Uniti - Twentieth Century Fox Italy

Con Elisabeth Olsen e Christopher Abbott

Cosa passa nella testa di un’adolescente in fuga da una setta che per anni è stata titolare esclusiva dei suoi sentimenti, dei suoi atti? C’è difesa dal pericolo incombente che torna dal passato? Divisa tra i suoi nomi e le sue identità, Martha chiede aiuto alla sorella…Ma il buio è oltre la porta.

«Appena ho iniziato a scrivere ho scoperto che una mia amica aveva passato qualcosa di simile. Non aveva mai parlato apertamente della sua esperienza, ma voleva aiutarmi. È stata estremamente generosa e nei due anni successivi ha condiviso con me storie molto personali e spaventose, che costituiscono la base delle esperienze di Martha». [Sean Durkin] 

HASHOTER / POLICEMAN (opera prima)

Di Navad Lapid – Israele

Con Yiftach Klein, Yaara Pelzig, Michael Aloni

Figlio di uno scrittore di noir, Navad Lapid arriva a Courmayeur dopo il premio conquistato al Festival di Locarno. La sua cronaca dal di dentro di un poliziotto schierato in prima linea nei disordini di piazza in Israele è una bruciante fotografia di una società dilaniata al suo interno.

«Ho voluto rappresentare il conflitto di classe, non tanto per denunciare questa situazione, quanto per mostrare le identità dei personaggi e il loro modo di essere. [...] Volevo rappresentare persone intrappolate nella loro esistenza, prigionieri del posto in cui sono. Mi sono chiesto: riusciranno a salvarsi dalla loro identità?». [Nadav Lapid]

BERNIE

Di Richard Linklater - Stati Uniti

Con Jack Black, Shirley MacLaine, Matthew McConaughey

Tratto da una storia vera, sorprendente black comedy ambientata in un’abbandonata cittadina del Texas, il film è il ritratto dell’uomo più amato di Carthage: Bernie Tiede, impresario di pompe funebri, omicida per caso. L’inatteso e sorprendente nuovo successo del regista di Prima dell’alba e School of Rock.

«Per me, la storia cattura tutta l'ilarità, la cordialità e, talvolta, la stranezza della vita di una piccola cittadina del Texas. È anche una storia piena di personaggi che si pensa possano essere inventati solo in un film, in realtà sono personaggi che fanno cose semplicemente imprevedibili». [Richard Linklater]

DE BON MATIN

Di Jean-Marc Moutout - Francia/Belgio

Con Jean-Pierre Darroussin, Valérie Dréville e Yannick Renier

Il noir di tutti i giorni: il disagio, la rabbia, la ribellione e la solitudine di un piccolo uomo travolto da un ingranaggio tanto più grande di lui. La grande crisi arriva al cinema con il personaggio di un dirigente di banca. Cosa pensano quelli che ogni giorno malediciamo e accusiamo del nostro terrore di diventare poveri?

«Quello che mi interessava era il tempo sospeso tra l'omicidio e la fine, e raccontare la storia di un uomo che fa il bilancio della sua vita a partire dai frammenti che gli tornano in mente. Una scena conduce a un’altra, momenti del passato si collegano attraverso una logica emozionale e drammatica. Chi è Paul, professionalmente e nel privato? Cosa lo ha portato a questa tragica scelta?». [Jean-Marc Moutout] 

THE YELLOW SEA

Di Na Hong-jin - Corea del Sud

Con Ha Jung-woo, Kim Yun-seok, Cho Seong-ha

Il cinema coreano ci ha abituato alla perfezione delle scene d’azione, al ritmo indiavolato, alla coreografia del delitto. Ma la nuova opera dell’autore di The Chaser è un thriller d’autore che sorprende ad ogni scena. Rivelato al festival di Cannes, Na Hong-jin ritorna al Noir.

«Questo non è un piccolo racconto, e dopo che avrai visto The Yellow Sea penserai: “questa non è una storia su un’altra persona, è una storia su di me”. È un racconto sulle relazioni umane, sulla famiglia, il karma, il dialogo, il tradimento e l’amore». [Na Hong-jin]

IN TIME

Di Andrew Niccol – fuori concorso - Stati Uniti – Distr it: Medusa Film

Con Justin Timberlake e Amanda Seyfried

Il nuovo viaggio nel futuro dell’autore di Gattaca ne riprende i temi e si spinge ai confini del futuro noir di P.K.Dick. La fonte dell’eterna giovinezza è ora uno strumento di potere e di distinzione di classe. Ma se un uomo normale viola le regole e entra nel cerchio dei potenti? Il film più sorprendente della selezione 2011.

«In Time è un thriller. E penso che gli spettatori potranno divertirsi vedendo le acrobazie, l’azione, gli inseguimenti in macchina e Amanda Seyfried che brandisce una pistola, cosa che fa egregiamente! Ma credo che gli spettatori apprezzeranno anche alcune delle idee e dei temi che esploriamo, perché In Time racconta qualcosa sul nostro desiderio di rimanere giovani per sempre. Anche se non possiamo spegnere il gene dell'invecchiamento, come accade nel film, facciamo di tutto per rimanere giovani». [Andrew Niccol]

DON’T BE AFRAID OF THE DARK (opera prima)

Di Troy Nixey- Stati Uniti/Australia/Messico – Distr it: Lucky Red

Con Bailee Madison, Katie Holmes, Guy Pearce

Scritto e prodotto da Guillermo Del Toro, messo in scena da uno dei più apprezzati creativi di graphic novels al debutto come regista, il film è già un’opera di culto. La tradizione delle case dannate si rinnova con un originale viaggio nella grande tradizione gotica.

«Mi piace creare i miei mondi. Spesso ambiento una storia in una location con un senso di antico e poi ci aggiungo il mio elemento fantastico. Per me è importante combinare mondi fantastici con personaggi realistici, facendo compiere un viaggio emozionante agli spettatori». [Troy Nixey]

WE NEED TO TALK ABOUT KEVIN

Di Lynne Ramsay - Regno Unito- Distr it: Bolero Film

Con Tilda Swinton, John C. Reilly, Ezra Miller

Tutto comincia con un massacro. Ma il folgorante ritratto della furia giovanile proposto da Lynne Ramsay si sposta dal colpevole (un ragazzo come tanti) alla sua famiglia, all’abisso segreto della madre, all’apparente normalità del padre. Il volto segreto e quello brutale della violenza.

«Le famiglie sono molto complicate. È questo che mi è piaciuto del romanzo di Lionel Shriver. Anche se non si può capire dalla sceneggiatura, mio fratello e mia madre avevano una relazione molto difficile. Vedevo che anche se mio fratello si comportava molto male con mia madre, lei cercava di non reagire con violenza. Ho un figlio anche io e mi sono fatta le stesse domande che vengono poste nel film, sulla responsabilità e la colpa». [Lynne Ramsay] 

SWITCH

Di Frédéric Schoendoerffer – fuori concorso - Francia

Con Karine Vanasse, Eric Cantona, Mehdi Nebbou, Aurélien Recoin

Lo scambio delle case è ormai un classico della rete. Ma cosa può nascondersi dietro un click innocente? Lo schema classico dell’innocente che non può provare la sua estraneità al crimine diviene lo spunto prima per un thriller a tutta velocità e poi per un delirio psicanalitico.

«Jean-Christophe Grangè aveva visto Scènes de crimes, io avevo letto i suoi primi due libri, Il volo delle cicogne e I fiumi di porpora. L'uno ammirava il lavoro dell'altro. E siamo diventati amici. Un giorno gli ho detto: "È incredibile, ci conosciamo da dieci anni e nei nostri rispettivi lavori ci occupiamo più o meno degli stessi temi. E se realizzassimo un'idea originale scrivendola senza dire niente a nessuno?"». [Frédéric Schoendoerffer]

HEADHUNTERS

Di Morten Tyldum - Norvegia/Danimarca/Germania- Distr it: Mediterranea Productions

Con Aksel Hennie, Nikolaj Coster-Waldau, Synnøve Macody Lund

Quadri d’autore, alta finanza, la società dei ricchi e i suoi segreti inconfessabili. Dalla penna di Jø Nesbo, oggi l’autore scandivano più noto al mondo, una scatola cinese di misteri ed intrighi che non consente allo spettatore di trovare il bandolo fino all’ultimo fotogramma.

«Con questo lavoro vorrei al tempo stesso intrattenere e provocare delle riflessioni. È un film con una storia straordinaria da raccontare, ma non ha paura di farti ridere e di lasciarti col fiato sospeso. È un film di genere che ha l’ambizione di non essere dimenticato non appena hai finito di mangiare i popcorn e sei uscito dal cinema». [Morten Tyldum] 

PARANORMAL XPERIENCE 3D (opera prima)

Di Sergi Vizcaino – fuori concorso – Spagna- Distr it: Moviemax

Con Amaia Salamanca, Maxi Iglesias, Lucho Fernandez

La fabbrica iberica dell’horror rivela un nuovo talento e innova un genere oggi amatissimo dai più giovani. Cosa si nasconde dietro la porta che per nessuna ragione al mondo dovrebbe essere aperta? Dopo De La Iglesia, Balaguerò, Fresnadillo…è l’ora di Vizcaino, rivelatosi al festival di Sitges.

«Questo film è un viaggio nella parte oscura che c’è in ognuno di noi e che cerchiamo sempre di reprimere, nascondere e contro cui tutti noi lottiamo per non diventarne vittime. Paranormal Xperience 3D è un horror psicologico. In primo luogo, è un’esperienza di paura che attinge al più cupo degli incubi.». [Sergi Vizcaino]

EVENTI SPECIALI

Mini Noir

ARTHUR E LA GUERRA DEI DUE MONDI

Di Luc Besson – Francia – Distr it: Moviemax

Con Freddie Highmore, Mia Farrow

Si conclude la formidabile trilogia di Arthur, Maltazard e il popolo dei Minimei. Un’avventura piena di paure, fantasie e sorrisi.

«C’è qualcosa di me in ciascuno dei personaggi della trilogia ma posso affermare che il 50% di Arthur appartiene ai miei ricordi di bambino». [Luc Besson]

L’INCREDIBILE STORIA DI WINTER IL DELFINO – 3D

Di Charles Martin Smith - Stati Uniti – Distr. it: Warner Bros.

Con Harry Connick Jr, Ashley Judd, Morgan Freeman

Da una storia vera, la leggendaria avventura di un delfino proprio speciale e di un acquario che non doveva sopravvivere…

«Uno dei temi più importanti è che tutti noi - gli umani, gli animali, la natura - viviamo insieme; siamo parte di una comunità globale che va oltre il genere umano e penso che il film parli di questo in modo profondo e divertente, con cuore e umorismo» [Charles Martin Smith] 

Programmi speciali

THE SUSPICIONS OF MR. WHICHER

Di James Hawes- Regno Unito

Con Paddy Considine, Peter Capaldi

La ricostruzione minuziosa del primo, grande caso di cronaca nera nella Londra vittoriana di Jack the Ripper e di Charles Dickens, cui il festival rende un omaggio speciale.

SEVEN FOOTPRINTS TO SATAN / LA SCALA DI SATANA

Di Benjamin Christensen (1929) – Stati Uniti

Con Thelma Todd, Creighton Hale

Un capolavoro del cinema muto, un horror ritrovato, una partitura sonora mdernissima, ideata ed eseguita appositamente per il Noir da Pivio & Aldo De Scalzi. In collaborazione con la Cineteca Italiana di Milano.

DOC Noir

CALVET

Di Dominic Allan – Regno Unito

Il ritratto di un uomo che si è voluto nascondere al mondo: ex guardia del corpo, ladro, falsario, aspirante suicida, ristoratore e artista di successo. Lo racconta lo straordinario documentarista autore di Pipeline.

LE VERE FALSE TESTE DI MODIGLIANI

Di Giovanni Donfrancesco – Italia/Francia

La beffa del secolo, il gioco innocente di tre ragazzi livornesi, diventato un caso di cronaca nel 1984. Un’ottima occasione per un’indagine sui media e le convenzioni messe alla berlina dai moderni eredi di Boccaccio. Dal regista di Oro splendente.

A VERY BRITISH GANGSTER: PART 2

Di Donal MacIntyre – Regno Unito

A quattro anni di distanza, Donal MacIntyre torna a seguire la famiglia di Dominic Noonan, il potente capo di un clan di Manchester che ha passato più anni in prigione che in libertà. In A Very British Gangster part 2, conosciamo soprattutto il punto di vista del figlio. Il regista è uno dei reporter più coraggiosi e stimati della televisione inglese, premiato in tutto il mondo con il celebre Città violente sul fenomeno degli ultras. A Very British Gangster è un dittico. Il primo capitolo, già presentato a Courmayeur nel 2007, ha vinto il Gran Premio della Giuria nella sezione World Cinema al Sundance e a Cognac lo Special Police Jury Award.

KHODORKOVSKY

Di Cyril Tuschi - Germania

Ascesa e caduta del capitalista perfetto, l’uomo che fece tremare gli Oligarchi e il nuovo impero sovietico e che oggi sconta la sua sfida a Putin dietro le sbarre, processato e condannato per corruzione. Un documentario più avvincente di un thriller.

HEARING RADMILLA

Di Angela Webb - Stati Uniti

Ventuno mesi dietro le sbarre di una prigione, accusata di spaccio di stupefacenti, in realtà vittima di violenza domestica da parte del suo compagno. E’ questa la “zona d’ombra” nella vita di Radmilla Cody, cantante e artista, la prima nativa americana di colore ad essere eletta Miss Navajo nel 1997. Ma nella sua storia rivive la grande tradizione della nazione Navajo.

TV Noir

LA VILLA DI LATO

Di Maccio Capatonda – Italia

Con Maccio Capatonda, Herbert Ballerina, Ivo Avido

In collaborazione con Mini Noir

In onda su FlopTv la web tv di FoxChannels Italy

A casa Di Lato gli ospiti sono i padroni di casa, i defunti risorgono e le maledizioni non avvengono… purtroppo! Dentro alla villa niente è come sembra. Ideata come web series, La Villa Di Lato raccoglie i suoi episodi in un unico film per il grande schermo. 

CRIMINAL MINDS VII

Di Jeff Davis – Stati Uniti

Con Joe Mantegna, Thomas Gibson

In onda su FoxCrime

La sesta stagione si era conclusa con il BAU che indagava su un giro di traffico di corpi umani. Intanto l'agente Hotchner annuncia imminenti cambiamenti nel team dovuti ai tagli del budget. La settima stagione si apre con i membri del BAU messi in discussione da un comitato del senato per le loro azioni di rappresaglia a seguito della presunta morte e scomparsa dell'agente Emily Prentiss.

DEXTER VI

Di Jeff Lindsay – Stati Uniti

Con Michael C. Hall, Jennifer Carpenter

In onda su FoxCrime

Il nuovo ciclo vede Dexter confrontarsi ancora con la sua paternità e quella solitudine che lo abbraccia da sempre. I dubbi esistenziali però non possono essere d'intralcio al lavoro, perché di giorno e di notte il sangue a Miami continua a scorrere.

HOMELAND – Stati Uniti

Di Howard Gordon, Alex Gansa, Gideon Raff

Con Claire Danes, Damian Lewis

In onda su Fox

Basata sulla serie israeliana Prisoners of War di Gideon Raff. L’agente CIA Carrie Mathison è abituata a lavorare un po’ fuori dalle regole. Questo la porta a causare un incidente diplomatico con l’Iraq, e la donna viene rimandata negli Stati Uniti a lavorare nel centro antiterrorismo della CIA a Langley. La nuova frontiera del racconto televisivo americano: una primizia assolouta.

LUTHER II – Stati Uniti

Di Neil Cross

Con Idris Elba, Ruth Wilson

In onda su FoxCrime

Dopo il finale mozzafiato della prima stagione, con Luther a terra colpito dal suo ex amico poliziotto Ian Reed, il traditore che ha assassinato sua moglie Zoe, questa nuova serie composta di quattro episodi riprende col nostro protagonista nel proprio appartamento con una pistola in mano puntata alla tempia.

POIROT XII

Di Philip Martin

Con David Suchet, Tristan Shepherd

In onda su Diva Universal

La serie televisiva Poirot vede David Suchet nei panni di Hercule Poirot, l’inimitabile investigatore creato da Agatha Christie. Mistero, suspence e una buona dose di humour inglese ne hanno fatto un classico intramontabile per gli amanti del genere. In anteprima viene presentata la sua versione di Assassinio sull’Orient Express.

RAYMOND CHANDLER AWARD 2001:

ANDREA CAMILLERI e PETROS MARKARIS

Da Atene a Vigata il filo sottile della compassione

Dodici anni li separano, un mare li unisce. Sarebbe facile dire che hanno in comune la cultura della Magna Grecia, ma in verità se Andrea Camilleri è di Porto Empedocle, Petros Márkaris è nativo di Istanbul e quindi l’orizzonte dell’Egeo si apre al Mediterraneo, dalle rive del Bosforo alla piana di Agrigento. Insieme a Vásquez Montalbán e ad Alicja Gimenez-Bartlett (entrambi in passato omaggiati da Noir in Festival con un Premio Chandler) compongono l’ideale famiglia del Giallo Mediterraneo che negli anni Settanta (quando entrò in scena Pepe Carvalho) sembrava un’eresia; che negli anni Novanta (quando Salvo Montalbano divenne un commissario di successo) parve un’anomalia; che negli anni Duemila (presa di servizio per Kostas Charítos) ha avuto il crisma del fenomeno e ha visto la sua natura allargarsi a macchia d’olio.

Ma qui non si tratta di accostare tanto due modi di scrivere il giallo e colorarlo di noir; non si vuole sottolineare somiglianze nella luce aspra e radente che illumina il Pireo e la Sicilia meno nota. E tantomeno si vuole costruire un albero genealogico di famiglia che - per diretta ammissione dei due interessati - risale dritto dritto al Commissario Maigret e allo stile inconfondibile di Georges Simenon. Qui sono di fronte due persone che - idealmente - il nostro Festival collega direttamente per la prima volta, premiati insieme per una comune sensibilità espressiva, civile, umana; per una storia parallela, idee condivise, prese di posizione egualmente esplicite sul mondo in cui vivono.

Del giallo mediterraneo dice Camilleri: «È quello di Petros e mio, della Giménez-Bartlett, è stato quello di Izzo, grandissimo. C’è una comune matrice, una terra, una patria comune, una grande patria comune. Ma è un modo particolare di concepire i rapporti umani, assai simile tra tutti noi. I rapporti con i propri uomini, quelli in commissariato, con i superiori, in Spagna o a Marsiglia, ad Atene o a Vigàta, non sono tanto diversi, sono un modo di concepire il mondo, un modo mediterraneo di concepire i rapporti tra gli uomini». Gli fa eco il collega Markaris, che del commissario più amato dagli italiani di oggi dice: «Montalbano è un personaggio affascinante. Lui è il tipo di poliziotto che rende il romanzo poliziesco mediterraneo così diverso. Perché è un uomo di legge e ordine, ma è anche molto umano. È pieno di contraddizioni, e questo è affascinante per il lettore. Mi piace ancora di più negli ultimi romanzi, perché l'età lo rende più umano».

La prima cosa che colpisce nelle somiglianze è proprio il coraggio di idee tradotte in esperienze di vita che spesso, sul filo degli anni, hanno messo nei guai sia Camilleri che Márkaris: al primo costano, agli esordi, la bocciatura a un concorso in Rai; al secondo anni di isolamento durante la dittatura dei Colonnelli. La via del romanzo, la simpatia contagiosa dei loro personaggi, la scelta di mettere in piazza non la semplice brutalità del crimine quanto piuttosto la fragilità di carnefici e vittime e il peso della società che li schiaccia, diventano le armi migliori per una denuncia sociale che è presa di posizione politica.

Andrea Camilleri riceve il Premio Raymond Chandler 2011

il 23 novembre, a Roma

Petros Markaris verrà premiato a Courmayeur l’8 dicembre

e incontrerà il pubblico il 9 dicembre alle ore 12.

I FINALISTI DEL PREMIO

GIORGIO SCERBANENCO – LA STAMPA 2011

Con la somma dei voti dei lettori, espressi sul sito del festival fino a domenica 20 novembre, e quelli espressi dalla Giuria Letteraria, composta da Cecilia Scerbanenco (Presidente), Valerio Calzolaio, Loredana Lipperini, Carlo Oliva, Gianfranco Orsi, Sergio Pent, Sebastiano Triulzi, John Vignola, Lia Volpatti, si è così determinata la cinquina dei finalisti che concorrono al “Premio Giorgio Scerbanenco Courmayeur Noir in festival – La Stampa 2011”.

Gianni Biondillo, I materiali del killer, Guanda

Valerio Varesi, E’ solo l’inizio commissario Soneri, Frassinelli

Donato Carrisi, Il tribunale delle anime, Longanesi

Roberto Costantini, Tu sei il male, Marsilio

Ugo Barbara, Le mani sugli occhi, Piemme

I cinque finalisti verranno presentati a Courmayeur il 6 e 7 dicembre. Nella serata del 7 dicembre verrà consegnato il Premio 2011 al vincitore.

CONVERSAZIONI CON GLI SCRITTORI

Mercoledì 7 dicembre

THOMAS KANGER, L’uomo della domenica, Ponte alle Grazie

Salutato da Anne Holt come il suo giallista preferito, lo svedese Thomas Kanger (1951, Uppsala) ha creato con il personaggio della sergente di polizia Elina Wiik una riuscita erede di Lisbeth Salander, la protagonista lanciata dal più famoso Stieg Larsson. Giornalista d’inchiesta per stampa e tv con reportage di successo come quello sull’omicidio Palme o gli abusi negli orfanotrofi di Stato, Kanger ha vissuto in mezzo mondo e ha cominciato a scrivere gialli nel 2001, e da allora i suoi romanzi sono tradotti in oltre dieci lingue.

L’uomo della domenica, quarto romanzo della serie di Elina Wiik, racconta di un vecchio caso di omicidio rimasto insoluto per venticinque anni, che viene riaperto grazie alle nuove tecnologie di indagine. In parallelo corre il racconto delle vicende di una ragazza e del suo viaggio nel Nord della Svezia, un paese in quei venticinque anni ormai profondamente cambiato.

OTTO PENZLER (a cura di), Millennium Thriller, Newton Compton Editori

Editore raffinato, Otto Penzler (1942) è il fondatore della celeberrima The Mysterious Bookshop, a New York, libreria e casa editrice totalmente devota al mistery. Penzler è riconosciuto come uno dei più influenti membri della comunità americana degli scrittori noir; ha vinto un primo Edgar Allan Poe Award (1977) grazie alla Encyclopedia of Mystery and Detection, e un secondo per aver editato The Lineup, collezione di profili di famosi detective scritti dai loro creatori. Ha lavorato con molti autori come Elmore Leonard, Nelson DeMille, Joyce Carol Oates, Mary Higgins Clark, Michael Connelly, James Lee Burke e Thomas H. Cook, tra gli altri. Lawrence Block ha ambientato un racconto di Natale, The Burglar Who Smelled Smoke, nel suo Mysterious Bookshop, mentre Elmore Leonard, nel racconto Up In Honey’s Room, fa apparire un soldato tedesco (scappato dalla Germania) il cui nome è Otto Penzler. Dopo l’esperienza della libreria, ha creato la Otto Penzler Books e, nel 2002, ha presentato una serie di grandi film mystery per il canale Turner Classic Movies.

Millenium Thriller è un’antologia dei migliori scrittori americani di noir, curata insieme a James Ellroy. Tra gli autori vi sono Clarence Aaron “Tod” Robbins, con Gli speroni, racconto del 1923 dal quale Tod Browning trasse Freaks, Jim Thompson, Mickey Spillane, Jeffery Deaver, Elmore Leonard, con Quando le donne ballano (2002).

LAWRENCE BLOCK, L’ottavo passo, Sellerio

Scrittore molto prolifico (ha pubblicato oltre cinquanta romanzi e oltre cento volumi di racconti), Lawrence Block (1938, Buffalo) ha esordito con il suo vero nome nel 1957. Le sue storie sono ambientate principalmente a New York, città nella quale si muovono i due protagonisti delle sue serie più famose: l’ex alcolista Matthew Scudder, e il ladro gentiluomo Bernie Rhodenbarr. Nel 1979, grazie a Il ladro che leggeva Kipling, ha ricevuto il Premio Nero Wolfe. Da The Burglar in the Closet è stato tratto nel 1987 il film diretto da Hugh Wilson, Burglar (Affittasi ladra), con Whoopi Goldberg nel ruolo di Bernie. Sono inoltre stati trasposti sul grande schermo The Funhouse (Il tunnel dell'orrore, 1981), diretto da Tobe Hooper; Nightmare Honeymoon (Luna di miele fatale), diretto da Elliott Silverstein; Eight Millions Ways To Die (Otto milioni di modi per morire), l’ultimo film diretto da Hal Ashby, interpretato da Jeff Bridges e Andy Garcia, e il cui soggetto era stato scritto da Oliver Stone, e Contre-enquête, diretto da Franck Mancuso. Nel 2007 ha scritto la sceneggiatura di My Blueberry Nights (Un bacio romantico), diretto da Wong Kar Wai e presentato in concorso al Festival di Cannes.

Ne L’ottavo passo il protagonista Matt Scudder («il vero erede della migliore tradizione hard-boiled americana» secondo la definizione di Gianrico Carofiglio), ex poliziotto che lavora senza la licenza da investigatore, deve risolvere il caso dell’omicidio di Jack Ellery, come lui ex alcolista che è stato ucciso proprio alla soglia dell’ottavo passo: uno degli ultimi step che gli alcolisti anonimi devono compiere per redimersi, facendo l’elenco di tutte le persone alle quali si è fatto del male.

Giovedì 8 dicembre

DAVID LEIGH, LUKE HARDING, Wikileaks. La battaglia di Julian Assange contro il segreto di Stato, Nutrimenti

David Leigh (1946) è l’attuale vicedirettore del «Guardian». Giornalista d’inchiesta dal 1970, ha lavorato a «The Scotsman», «The Times», «The Observer» e al «Washington Post». E’ stato autore di inchieste importanti come quella sul presunto complotto dei servizi segreti britannici contro il primo ministro Harold Wilson, quella sul ministro della difesa Jonathan Aitken, accusato di essere in rapporti troppo stretti con i sauditi o quella contro la multinazionale delle armi BAE Systems, che gli è valso il Paul Foot Prize. Professore di giornalismo alla City University di Londra, nel 2010 ha ricevuto il Daniel Pearl Award.

Luke Daniel Harding (1968) è al «Guardian» come corrispondente da Nuova Delhi, Berlino e dai fronti di guerra in Afghanistan e in Iraq. Nel febbraio del 2011 è stato espulso dalla Russia, dove viveva, a causa della posizione del suo giornale su Putin, le sue amicizie e i suoi scandali.

Leigh e Harding sono i giornalisti con i quali Julian Assange ha stretto l’accordo per la pubblicazione sul «Guardian» dei documenti di Wikileaks, e il loro libro WikiLeaks, La battaglia di Julian Assange contro il segreto di Stato, è un contributo importante per capire sia chi è Assange («un ragazzo difficile, insofferente all’autorità ma bravissimo a programmare computer»), sia come è nato il gruppo con cui ha iniziato a lavorare. Il libro, strutturato come un thriller appassionante, ha interessato Steven Spielberg, che, attraverso la Dreamworks, ne ha acquistato i diritti cinematografici.

CHRIS MORGAN JONES, L’uomo dell’inganno, Mondadori

Chris Morgan Jones (1971, Bronsgrove) per oltre dieci anni ha lavorato per la Kroll, una delle più grandi compagnie di investigazioni al mondo. Di sé racconta Jones: «La compagnia presso la quale lavoravo opera in tutto il mondo: controlla con chi i clienti devono concludere contratti, li assiste nelle controversie, investiga e aiuta a recuperare soldi dalle frodi. È un lavoro che permette di farti trovare in situazioni affascinanti. Ho lavorato negli uffici di Londra e mi sono specializzato in casi riguardanti l’Est Europa, particolarmente la Russia e i russi. Sono stato un po’ detective, un po’ spia, in realtà non una spia vera e propria: infatti, anche se non posso raccontare dettagli, posso dire di esserlo stato. E anche Ben Webster, il protagonista del libro, fa lo stesso lavoro. Molta parte della mia vita l’ho vissuta ascoltando le più svariate storie di persone che si fidavano di me. Gente di ogni tipo: giornalisti, professori universitari, detective o uomini di affari. Con questo libro racconto la mia storia sperando di trovare gente che abbia voglia di ascoltarla».

L’uomo dell’inganno è il suo romanzo d’esordio con protagonista Ben Webster. Inserito nella longlist per il Premio Ian Fleming Steel Dagger del 2011, il romanzo ha uno stile che ricorda Le Carré. Ben Webster sarà il protagonista anche del prossimo libro di Morgan Jones ambientato in Medio Oriente.

MATTI RÖNKA, L’uomo con la faccia da assassino, Iperborea

Matti Rönkä, nato nel 1959 nella Carelia finlandese, giornalista e volto noto del telegiornale della rete di Stato, ha ottenuto con i suoi romanzi uno straordinario successo, aggiudicandosi nel 2006 il Gran premio finlandese per la letteratura poliziesca, il Key Glass nel 2007 come miglior giallo nordico dell’anno e, nel 2008, il Krimi Preis in Germania. Protagonista dei suoi gialli è Viktor Kärppä, uomo dal passato incerto che, dopo il crollo dell’Unione Sovietica, si è trasferito in Finlandia, dove svolge l’attività di imprenditore. Sempre immerso in traffici con la mafia di Leningrado e i balordi di Tallin, Viktor Kärppä è armato di una morale tanto ferrea quanto essenziale: non rubare, non immischiarsi in storie di droga e, a dispetto della faccia da assassino, non uccidere.

L’uomo con la faccia da assassino è il primo libro con Viktor Kärppä protagonista, una storia che parla del rapporto tra genitori e figli e che racconta lo spaccato di una società con seri problemi, legati all’identità delle minoranze di frontiera, con il suo passato che ritorna, e il KGB che lo ricatta coinvolgendo Marja, studentessa anticonformista, che di quest’uomo con la faccia da assassino si sta innamorando.

FEDERICO TAVOLA, Che bella vita, Mursia

Federico Tavola (1976, Lecco), milanese d’adozione, è da sempre un viaggiatore. Analista, copywriter, statistico, guida al Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano, si è laureato in Fisica dei Biosistemi presso l’Università degli Studi di Milano, dove attualmente insegna, svolgendo attività di ricerca nel campo della Fisica Medica.

«Che bella vita è una storia di resistenza. Contemporanea. Del riscatto di uomini e donne disposti a perdere tutto per non rinunciare a ciò che sono. Una storia di evoluzione anziché rivoluzione. Di rispetto. Il tutto senza morale e retorica che sono utili come un triciclo nel deserto». Il racconto vede l’investigatore Leonardo Lorenzi che, grazie all’aiuto di un docente universitario di fisica e di un giovane hacker, si troverà di fronte ad un aspetto inquietante nel mondo della ricerca scientifica in cui le multinazionali utilizzano la tecnologia come mezzo di controllo socio-economico. Un thriller atipico, che parte dalle teorie sulle potenzialità dell’idrogeno come nuova fonte energetica (le stesse dell’attivista del movimento pacifista-ambientalista ed economista Jeremy Rifkin) per parlare di sviluppo sostenibile, democrazia energetica e di intrecci tra interessi privati e bene pubblico.

ANDREA G. PINKETTS, Depilando Pilar, Mondadori

Andrea G. Pinketts (la G. sta per Genio), nato a Milano da madre trentina e padre irlandese, è stato fotomodello (tra l’altro anche nella campagna pubblicitaria per Armani del 1986), istruttore di arti marziali e giornalista investigativo. Con i suoi articoli su «Esquire» e «Panorama» ha vinto, nel 1991, il Premio “Una Remington per la strada”. Ha contribuito a far arrestare Luigi Chiatti, il mostro di Foligno, si è infiltrato tra i satanisti per inchiodare i Bambini di Satana, è stato barbone per un mese alla Stazione Centrale di Milano. Fondatore nel 1993 del movimento letterario “La scuola dei duri” (movimento che si propone di esplorare la realtà attraverso il romanzo poliziesco), è stato Medaglia d'onore dell'Assemblée Nationale de la Rèpublique Française per meriti artistici e culturali, e nel 1996 ha vinto la prima edizione del Premio Scerbanenco.

Lazzaro Santandrea, l’alter ego di Pinketts, assieme ai suoi amici di sempre, Pogo, De Sade, compagni delle notti folli, ai giornalisti Motoya e Alice Marradi, all'infallibile marsigliese Gilles Regard, è alle prese in Depilando Pilar con Pilar e con la ormai decaduta “Milano da bere”, in un caso che vede protagonisti i tassisti, vittime e assassini, spinti a uccidere da un raptus incomprensibile.

Venerdì 9 dicembre

TULLIO AVOLEDO, DAVIDE DILEO “BOOSTA”, Un buon posto per morire, Einaudi

Tullio Avoledo (Valvasone, 1957) vive e lavora a Pordenone. E’ friulano per tre quarti e tedesco per il resto: fra i rami del suo albero genealogico c’è un musicista alla corte di Federico il Grande, allievo di J.S. Bach. Bancario di professione, il successo letterario arriva nel 2003 con l’esordio L'elenco telefonico di Atlantide, nato in parte da una lettera dello scrittore inglese Arthur C. Clarke. Tre sono le cose misteriose ottiene il Premio Super Grinzane Cavour nel 2006 ed è finalista, nello stesso anno, al Premio Stresa.Tra i suoi ultimi libri ricordiamo: La ragazza di Vajont (2008) e L'anno dei dodici inverni (2009).

Davide Dileo (Torino 1974), meglio noto come Boosta, è il tastierista e fondatore dei Subsonica. Dj, produttore, compositore, presentatore televisivo e radiofonico, cantante, musicista, è da qualche anno anche uno scrittore. Ha all’attivo altri due romanzi, Un'ora e mezza (2004) e Diana blu (2006), mentre per il cinema nel 2007 ha scritto e diretto con Chiara Pacilli il documentario Surfin' Torino, in cui in compagnia di personalità torinesi famose esplora la sua città e le sue trasformazioni.

Un buon posto per morire è un fantathriller ambientato nell’ultimo mese che precede l’Apocalisse che distruggerà la vita sulla Terra. Leonardo Contrera e Claire Madigan incrociano le loro esistenze a San Francisco. Sono un uomo e una donna spezzati dalla tragedia per la perdita dei loro figli uccisi da un killer, e vengono catapultati dentro un thriller a metà strada tra incubo e realtà. Tutto ruota intorno al Sole Nero, un gigantesco asteroide in marcia verso il pianeta Terra. Solo una cerchia limitata di persone è a conoscenza dell'esistenza di questo asteroide e della minaccia incombente.

ANTONIO SCURATI, La seconda mezzanotte, Bompiani

Antonio Scurati (1969, Napoli) è ricercatore alla Iulm di Milano, coordina il Centro studi sui linguaggi della guerra e della violenza, e insegna Teorie e tecniche del linguaggio televisivo. Ha scritto, tra gli altri libri: Guerra. Narrazioni e culture nella tradizione occidentale, Il sopravvissuto (premio Campiello 2005), La letteratura dell'inesperienza. Scrivere romanzi al tempo della televisione (2006), Una storia romantica (2007, Premio SuperMondello), Il bambino che sognava la fine del mondo, e Gli anni che non stiamo vivendo (2010). Nel 2010 ha tenuto la rubrica "Lettere dal Nord" all'interno del programma tv Parla con me di Serena Dandini.

La seconda mezzanotte è un romanzo apocalittico ambientato nel 2072, quando l’Impero Cinese ha finalmente soggiogato l’Europa. Luogo simbolo del decadimento è Venezia «una città che è l'epitome del declino occidentale». La protegge dalle acque che hanno sommerso la laguna una gigantesca cupola, metafora di quello che viviamo oggi: «La mia è la prima generazione allevata in una bolla mediatica – dice l’autore - in cui prevale un immaginario violento. Siamo stati invasi dalle guerre, dalla cronaca nera, dai racconti dell’orrore. Protetti, tuttavia, da un guscio che impediva di fare una vera esperienza di ciò che vedevamo. È nata così una sindrome post traumatica da stress, una sorta di nuova patologia mentale dell'Occidente che ha sostituito le paranoie degli anni Sessanta e Settanta».

FEDERICO VARESE, Le mafie in movimento, Einaudi

Federico Varese, professore di criminologia all’Università di Oxford, è una delle voci più autorevoli della “mafiologia”. I suoi principali interessi si rivolgono alla criminalità organizzata e alla mafia russa e attualmente sta lavorando sull’analisi dei social-network, per indagare i comportamenti delle mafie sul piano globale. “Ispiratore” di parte del lavoro di Roberto Saviano, ha collaborato spesso anche con John le Carrè per alcuni suoi romanzi. Le mafie in movimento, pubblicato prima in Inghilterra, è un saggio che si inserisce perfettamente nel dibattito politico italiano, nelle discussioni sulla emigrazione della Mafia al Nord, sul radicamento della ‘ndrangheta in Piemonte e nel Veneto, con un’impostazione più economica che culturale.

ALFREDO COLITTO, Il libro dell’angelo, Piemme

Nativo di Campobasso, vive a Bologna dove insegna scrittura creativa, scrive soggetti per il cinema e la tv e ha lavorato come editor e traduttore per le maggiori case editrici italiane. Ha vissuto molto all’estero, soprattutto in Messico.

Il libro dell’Angelo è la terza parte di una trilogia storica su Mondino de’ Luzzi, medico dello Studium di Bologna realmente esistito tra il 1275 e il 1326, fu il primo anatomista che riprese la pratica delle dissezioni del corpo umano. Vincitore del Premio Azzeccagarbugli 2011, i diritti dei suoi libri sono stati già venduti in Spagna, Germania, Inghilterra, Francia, Canada, Brasile, Turchia, Serbia.

MARCELLO SIMONI, Il mercante di libri maledetti, Newton Compton Editori

Marcello Simoni (1975, Comacchio) ex archeologo, laureato in Lettere, bibliotecario, ha scritto libri di etruscologia, di archeologia e ha pubblicato diversi saggi storici. Il mercante di libri maledetti è stato pubblicato prima in Spagna e poi in Italia. Dopo solo due settimane dall’uscita in Italia è diventato il romanzo italiano più letto, scavalcando Camilleri, Lucarelli e De Cataldo, ed è già oltre la quinta ristampa.

Il mercante di libri maledetti è il primo episodio di una trilogia. Un esordio, questo di Simoni, che ha portato ad accostare il suo nome a quello dei grandi scrittori italiani di romanzi storici.

Sabato 10 dicembre

STEPHEN KELMAN, Soffiando via le nuvole, Piemme

Stephen Kelman (1976 Luton) dopo aver fatto il magazziniere e l’ impiegato comunale, ha iniziato a scrivere nel 2005. Ha scritto diverse sceneggiature e pubblicato Soffiando via le nuvole, il suo primo romanzo, che racconta di una famiglia appena arrivata dal Ghana. Per raccontare questa storia di un bambino costretto a vivere in un ambiente violento, Kelman ha attinto molto alla sua vita: come il suo protagonista ha abitato nei casermoni popolari che il comune di Londra assegnava alle famiglie indigenti. Una storia che prende spunto dai cosiddetti knife crime, la lotta per il territorio di bande di adolescenti e da un episodio di cronaca nera avvenuto nel 2000. Il libro, finalista all’ultimo Man Booker Prize verrà adattato per la Bbc (per la regia di Adam Smith).

ÅKE EDWARDSON, Grida da molto lontano, Dalai editore

Åke Edwardson (1953, Vrigstad), prima di diventare scrittore, ha lavorato come giornalista e come addetto stampa alle Nazioni Unite. Vincitore per tre volte del Premio per il migliore thriller svedese, è considerato l’erede di Henning Mankell. I suoi romanzi hanno venduto oltre cinque milioni di copie nel mondo, e sono tradotti in più di venti lingue. Dai dodici libri che hanno come protagonista il commissario Erik Winter è stata tratta una serie televisiva di grande successo.

In Grida da molto lontano tutto ha inizio con il ritrovamento del corpo di una donna nei pressi di un lago vicino Göteborg. Un corpo senza nome, uno strano marchio rosso e i segni di un parto recente sono i pochissimi indizi sui quali comincia l’indagine del commissario Winter. Del suo personaggio dice l’autore: «Io Erik lo sento reale, è diventato parte della mia famiglia, una parte di me. Preferisco che a cambiare sia il personaggio, e non solo i crimini che si trova davanti. Penso che il tema dei miei libri sia come si fa a imparare a diventare un uomo decente».

MINI NOIR – INCONTRI CON GLI SCRITTORI

OLTRE LA SOGLIA

di Tito Faraci

Ed Piemme Freeway

Da uno dei più apprezzati sceneggiatori italiani di fumetti, un romanzo mozzafiato che mescola Dylan Dog e Stephen King e che segna il suo esordio nella narrativa YA. In un futuro non troppo lontano, un terribile virus colpisce l’umanità e tutti gli adulti diventano velocemente “adulterati”, esseri votati alla violenza e alle emozioni più animalesche. Ad aggirarsi per le città ormai distrutte dall’incuria, resta solo un gruppo di ragazzi guidati da Jaco, che ha visto il padre trasformarsi e uccidere la madre e la sorella. Tra topi grossi come cani, mannaie e denti sanguinolenti, Jaco e Anna, la ragazza di cui è innamorato, dovranno insieme agli altri trovare il modo per sopravvivere in un mondo ormai terribilmente mutato, dove il terrore più grande è svegliarsi e rendersi conto di essere diventati adulti ormai completamente fuori controllo.

L'OMBRA DEL COMMISSARIO SENSI

di Susanna Raule

(Ed. Salani)

L’avvincente, ironico L’ombra del commissario Sensi segna l’esordio di una voce nuova che spicca nel panorama del noir italiano per l’ambientazione accurata, lo spirito graffiante della provincia e l’irresistibile fascino del suo protagonista. Con gli occhiali scuri perennemente calati sul naso e un look gothic-dark vagamente minaccioso, il commissario Ermanno Sensi non è il classico poliziotto. Un giorno, sul lungomare di Spezia, un passante trova una sciabola piantata tra i lastroni di pietra; sembrerebbe uno scherzo di cattivo gusto se non fosse che la sciabola scompare lasciando una macabra scia di cadaveri decapitati e una testimone oculare giovanissima e terrorizzata. Più interessato a quest’ultima, Sensi deve suo malgrado fermare il killer prima che colpisca ancora; ma nel frattempo, affamata di sangue e di morte, riappare l’ombra di un passato inquietante…

Il libro viene presentato al Mini Noir nella sua versione interattiva come Libro Game per Ipad.

IL CLANDESTINO

di Ferdinando Albertazzi

(Ed. Sonda)

Non è un giorno come gli altri quando la porta della II D si spalanca su Roberta, studentessa liceale bella e talentuosa, strangolata da un cappio: tragico incidente, suicidio, oppure omicidio? Sono le tre ipotesi su cui indirizza le indagini il commissario Marchetti, che ha nel mirino Greta, Diego e Stefano, i migliori amici della vittima e suoi complici contro L’Impostore, uno stregante gioco di ruolo estremo dove non si fanno prigionieri.Però anche gli insegnanti e altri studenti sono sotto tiro, in una girandola sempre più serrata di intrighi e di sospetti che non esclude niente e nessuno.

SHERLOCK, LUPIN & IO - IL TRIO DELLA DAMA NERA

di Irene Adler (Alessandro Gatti)

(Ed. Piemme)

Una nuova, avvincente serie gialla che è anche un divertente gioco letterario, nella splendida cornice della Francia di metà Ottocento. Due famosi personaggi, Sherlock Holmes e Arsenio Lupin, raccontati sotto una veste inedita e assolutamente originale: cosa sarebbe successo se fossero stati amici da ragazzini, prima di diventare l’investigatore e il ladro più famosi di tutti i tempi? Ce lo racconta Irene Adler, l’intelligentissima compagna di tutte le loro avventure. In questo primo titolo della serie, i tre amici si incontrano per la prima volta nel 1870 su una spiaggia francese, e risolvono un intricato caso in cui si mescolano fughe sui tetti, partite di bridge e un cadavere portato dall’alta marea.

(Irene Adler è il personaggio letterario di un racconto di Sir Arthur Conan Doyle su Sherlock Holmes. Di lei si dice avesse “il viso della più bella fra le donne, e la mente del più deciso fra gli uomini”.)

COMINCIANDO DALLA FINE

«Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi. Bisognano, signore, almanacchi?»

La domanda e la conseguente esortazione morale che Giacomo Leopardi affida al Venditore d’Almanacchi e al suo Passeggere possono valere, nell’incertezza del presente, anche per quelli fra noi che si affacciano al parapetto sul futuro prossimo. Ci interroghiamo su un 2012 che la ricorrente leggenda metropolitana vuole come anno esiziale, mentre la realtà lo impone già come occasione di profondi cambiamenti. Un festival, una manifestazione all’insegna del divertimento intelligente non è certo lo spazio adeguato a vaticini e previsioni, ma il nostro festival non poteva certo sottrarsi al fascino di una declinazione laica di questo tema apocalittico, prendendo le mosse dal disagio sociale, dalla grande crisi epocale, dal desiderio di palingenesi e cambiamento che mai come ora si fa urgente. C’è un sapore autoironico nel titolo del nostro tema dell’anno, Vedo Nero, ma c’è un’autentica ricerca del nuovo nei sottotitoli con cui questo viaggio sarà declinato: da un lato la provocatoria domanda sul futuro: Un’apocalisse ci salverà?; dall’altro una scommessa sul presente: La risposta del cinema italiano.

Dopo l’emozione e lo sguardo retrospettivo che ha caratterizzato nel 2011 l’edizione del ventennale, ci eravamo proposti un mutato assetto e una nuova fisionomia per aggiornare il Noir nel contesto del tempo che viviamo. Non è un percorso da farsi con superficiale maquillage di forme e quindi il festival mantiene immutati i suoi percorsi e appuntamenti tradizionali con il cinema, la letteratura, la televisione. Il nostro lavoro è andato invece alla ricerca di una più esplicita coesione tra le anime della rassegna, con l’obiettivo di un comune punto d’osservazione che, di volta in volta, incastra le novità all’interno di un ordito armonico e di un unico punto di vista. Ci sembra di averlo individuato in una rinnovata concezione del noir come romanzo sociale del secolo, affresco ad assetto variabile (con diversa messa a fuoco del più grande scenario e del più piccolo dettaglio) in cui l’atto criminale si colloca come esemplare punto di deflagrazione degli equilibri dell’assetto civile. Quest’intuizione attraversa tutta la storia del genere modernamente inteso, ma spesso il Noir si è identificato soprattutto coi suoi personaggi archetipi, con il sottotesto psicanalitico che lo accompagna, con la raffigurazione della violenza, diventata nel tempo più rappresentazione teatrale che autentica fotografia della rabbia singola e del disagio collettivo.

Per questo motivo abbiamo voluto approfittare delle ormai imminenti celebrazioni per il bicentenario della nascita di Charles Dickens per riportare alle radici la nostra ricerca sull’evoluzione moderna del genere. Se è impossibile stabilire se l’autore di Oliver Twist e de Il mistero di Edwin Drood sia il maestro a cui hanno guardato Hammett, Chandler, Woolrich e Goodis, tuttavia è evidente che la sua radiografia della violenza urbana e della sopraffazione sullo sfondo della società industriale del XIX secolo ci appare - proprio oggi - come la via maestra per restituire senso alla continuazione della lezione dei “magnifici quattro” e dei loro eredi.

Un secolo dopo nasce in Italia Giorgio Scerbanenco che del Noir in Festival è, per molti versi, l’obbligato autore di riferimento. Di lui vogliamo però cogliere, sulla scena futuribile a cui ci siamo quest’anno dedicati, soprattutto lo sguardo “altro”, la provocazione “oltre” il genere. E invece, all’incrocio tra romanzo criminale e racconto sociale, collochiamo un omaggio di rigore a quel formidabile cineasta e appassionato di noir che è Stephen Frears, anch’egli da noi raccontato sul discrimine tra due maniere: l’ironia corrosiva sul noir classico (Gumshoe - Sequestro pericoloso, 1971) e la ricostruzione di una possibile apocalisse (la paura atomica di Fail Safe - A prova di errore, 2000).

All’idea del noir come racconto rivelatore dei tempi e dello smarrimento sociale è dedicato infine in modo esplicito il Raymond Chandler Award 2011: mai fino a oggi il più prestigioso riconoscimento alla carriera da noi assegnato ha visto un ex aequo. E nei casi in cui si è voluto segnalare, nello stesso anno, più di una personalità, si è seguito il criterio di indicare exploit significativi, ma in settori diversi della narrazione: dal fumetto al cinema, alla televisione. Questa volta invece, nella scelta di due autori come Andrea Camilleri e Petros Márkaris, c’è una volontà programmatica di relazione e confronto, di naturale familiarità tra due diverse visioni del noir mediterraneo. La loro scrittura è diversa ma egualmente avvolgente, il contesto in cui si muovono i loro eroi più riconoscibili, Salvo Montalbano e Kostas Charítos, oscilla tra la piccola città e la metropoli. In comune hanno l’indignazione civile, la passione politica come strumento d’indagine sociale, la familiarità con forme narrative diverse, dalla televisione in cui Camilleri ha passato una vita, al cinema con cui Márkaris ha vinto una Palma d’Oro (insieme a Theo Angelopoulos). E soprattutto una medesima affinità con Simenon di cui hanno saputo declinare al meglio la malinconia, l’ironia sommessa, una visione “in grigio” della realtà per la quale il colpevole è spesso più una vittima che un mostro.

L’idea del noir come strumento d’indagine in presa diretta con la realtà di per sé è tutt’altro che nuova; la differenza sostanziale di cui oggi si avverte l’urgenza sta in una sorta di rovesciamento della messa a fuoco: dopo decenni in cui il contesto faceva da sfondo alle gesta di eroi e anti-eroi, di bad guys e vittime, adesso è proprio il coro sullo sfondo a conquistare la scena, in uno sforzo di rappresentazione inclusiva dell’affresco in cui si muovono i personaggi che ha nella serie televisiva Homeland il suo emblematico esempio. Questo - ci pare - è in buona misura il teatro delle narrazioni che ci forniscono il cinema, la letteratura, la televisione che sono protagonisti nel programma dell’anno. Dove, pur nell’occasionalità inevitabile delle scelte artistiche, è fittissima la trama dei rimandi ai temi e ai protagonisti di quest’edizione. Ed ecco allora la crisi finanziaria e l’ombra ambigua della globalizzazione criminale che irrompono in almeno tre titoli del concorso cinematografico e nei romanzi o saggi più attesi; la paura e la violenza giovanile che vanno di pari passo con le più inquietanti domande sul futuro individuale e sociale; la zona grigia della responsabilità e della colpa che si allarga fino a lambire l’idea di giustizia; il filone gotico che parte dalla Londra vittoriana e approda all’horror contemporaneo.

Simbolicamente abbiamo allora pensato di chiudere quest’edizione con la riscoperta di un poco conosciuto classico del mystery di taglio gotico come Seven Footprints to Satan - La scala di Satana, girato nel 1929 a Hollywood dal danese Benjamin Christensen, regista amato da Dreyer e Bergman, famoso per lo “scandaloso” La stregoneria attraverso i secoli. Ma d’intesa con la Cineteca Italiana che ha restaurato il film, abbiamo scelto di affidare a due musicisti originali e appassionati come Pivio e Aldo De Scalzi il compito di ideare una moderna partitura per questo piccolo capolavoro del muto. La loro performance, realizzata appositamente, sigilla un percorso che comincia dalla fine e risale attraverso il tempo fino alle radici del tema della paura.

Un capitolo a parte infine è quello del MiniNoir in cui da tempo l’intreccio tra investigazione e fantasia, brivido e avventura sono coniugati secondo la sensibilità dei bambini e dei ragazzi che frequentano il mondo del Noir. Grazie al contributo dello IED di Milano, alla disponibilità di case editrici e distribuzioni cinematografiche e ad autori, come Valentina Vannicola (autrice dell’immagine dell’anno), disposti a dialogare con il pubblico giovanile come con quello adulto, questa sezione del Festival sviluppa un programma parallelo che tocca tutti gli stessi temi del programma generale con una nota originale ed esplicitamente aperta alla speranza.

Per la vita del festival di Courmayeur in Valle d’Aosta, il 2011 segna una tappa importante: è nata la Film Commission che non solo già si adopera per attrarre sul territorio produzioni di cinema e televisione ma costituirà un’importante interfaccia con le realtà culturali e festivaliere presenti nella regione. Per chi come noi si sente da sempre parte di un tessuto connettivo più ampio, questo è un tassello importante di un percorso più ampio che ci sta a cuore tanto quanto la qualità del nostro programma. L’obiettivo resta negli anni il medesimo: offrire un’occasione di visibilità internazionale nel campo della cultura e dello spettacolo a una località e a una regione che già si segnalano per l’eccellenza in molti settori.

Il risultato del nostro lavoro di quest’anno passa adesso al vaglio degli spettatori e degli appassionati che potranno giudicarlo e - speriamo - apprezzarlo. Noi desideriamo fin da ora ringraziare tutti coloro che ci hanno dato fiducia, le istituzioni e i partner che lo hanno reso possibile, la magnifica squadra che lo ha realizzato. E allora, come già hanno detto Bertrand Tavernier sullo schermo e Niccolò Ammanniti sulla pagina, “che la festa cominci!”.[pic]

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