LA PRIMA META' DEL NOVECENTO - In Via Tolmino



ISTITUTO COMPRENSIVO “L. B. ALBERTI”

FONTANIVA

La Guerra vista dagli artisti

Tesina Pluridisciplinare

Alunna: Sara Bragagnolo

Prof.ssa Lucia Torrente

Prof.ssa Alessandra Zanin

Classe 3^ A

A. S. 2007/2008

LA PRIMA METà DEL NOVECENTO

INTRODUZIONE

La prima metà del Novecento è contraddistinta da sconvolgenti eventi sociali e politici. Le due guerre mondiali hanno condizionato, con le loro terribili distruzioni, l'economia, la società, la cultura di tutti i paesi europei.

Nel ventennio tra le due guerre si affermarono in Italia, Germania, Spagna e Unione Sovietica dei regimi totalitari, che sopprimono la democrazia e perseguitano le minoranze.

L'Europa perde il suo primato politico ed economico, a vantaggio degli Stati Uniti d'America: non a caso, proprio qui si rifugiano artisti, uomini di scienza, e di cultura, per sfuggire alla persecuzione delle dittature europee.

Nuove e importanti scoperte sono destinate a segnare tutto il secolo, sia nel campo delle comunicazioni (la radio), sia in quello scientifico (l'energia atomica).

Questa situazione influenza tutte le forme d'arte, dalla pittura alla scultura, alla letteratura. Per quanto riguarda la pittura si assiste alla nascita del cubismo. Esso non è un movimento vero e proprio e, nella sua fase più feconda, dura meno di un decennio; eppure ha esercitato una fortissima influenza su tutta l'arte del Novecento. I suoi maggiori esponenti sono Georges Braque (1882- 1963) e Pablo Picasso (1881 - 1973). Quest'ultimo ha realizzato il famoso dipinto "Guernica", ispirato dal bombardamento dell'omonima cittadina basca.

Letteratura

Giuseppe Ungaretti

La vita e le opere

LA LETTERATURA DESCRIVE ED INTERPRETA I TRAGICI EVENTI DELLA GUERRA

La penna dei poeti è stata nei secoli arma di pace e strumento di lotta contro il dramma e gli orrori della guerra; se con le armi vere si può distruggere, uccidere, con la penna si può provare a costruire e a proporre l'idea di un mondo migliore, in cui non ci siano più distruzioni e inutili stragi. Purtroppo la voce dei poeti spesso non è stata ascoltata, è stata soffocata dal desiderio di potere e le guerre si sono succedute inesorabili. Talvolta, come nel caso di Giuseppe Ungaretti, i versi sono nati dall'esperienza diretta di un uomo che si è ricreduto sul senso della guerra assistendo da vicino, in prima persona, al suo potere distruttivo e all'immenso dolore che essa può causare nella vita delle persone.

GIUSEPPE UNGARETTI

La vita

Nasce ad Alessandria d'Egitto l'8 febbraio 1888 da genitori di Lucca, che vi erano emigrati per motivi di lavoro. Il padre, operaio allo scavo del Canale di Suez, morirà due anni dopo la nascita del poeta. La madre era fornaia. Può comunque fare gli studi superiori in una delle più prestigiose scuole di Alessandria. Nella prima giovinezza entra in contatto con le associazioni anarchiche e socialiste degli emigrati italiani. Alla morte del padre, avvenuta nel 1890 per un infortunio, la madre, Maria Lunardini, continuò a prendersi cura del forno riuscendo così a mantenere decorosamente il figlio che poté frequentare la École Suisse Jacot.L'amore per la poesia nacque durante questi anni di scuola e si intensificò grazie alle amicizie che egli strinse nella città egiziana, ricca di stimoli. Nel 1912 Ungaretti lasciò l'Egitto e si trasferì a Parigi dove frequentò per due anni le lezioni alla Sorbonne e al Collège de France, dove venne a contatto con l'ambiente artistico internazionale. In Francia conobbe artisti del calibro di Picasso, De Chirico, Modigliani e Braque. Dopo qualche pubblicazione sulla rivista Lacerba, la guerra fu per Ungaretti il tempo della scoperta dell'umanità povera, dolente, quotidiana.

Nel 1914 tornò in Italia dove partecipò alla campagna interventista e quando scoppiò la Prima guerra mondiale si arruolò volontario nel 19° reggimento di fanteria. Combatté sul Carso e in seguito a questa esperienza scrisse le poesie che, saranno stampate nel 1916 con il titolo Il porto sepolto. Collaborava a quel tempo anche al giornale di trincea Sempre Avanti. Nella primavera del 1918 il reggimento al quale apparteneva Ungaretti andò a combattere in Francia nella zona della Champagne e al termine della guerra il poeta rimase a Parigi dapprima come corrispondente del giornale fascista "Il Popolo d'Italia", e in seguito impiegato all'ufficio stampa dell'ambasciata italiana.

Nel 1919 venne stampata a Parigi la raccolta di poesie francesi La guerre che sarà inserita nella seconda raccolta di poesie Allegria di naufragi pubblicata a Firenze nello stesso anno.

Nel 1921 si trasferì a Roma e collaborò all'Ufficio stampa del Ministero degli Esteri. Gli anni venti segnarono un cambiamento nella vita privata e culturale del poeta. Egli aderì pienamente al fascismo firmando il Manifesto degli intellettuali fascisti nel 1925 e nel 1928 ebbe una vera conversione religiosa.

In questi anni egli svolse una intensa attività su quotidiani e riviste francesi e italiane e compì diversi viaggi in Italia e all'Estero per tenere alcune conferenze ottenendo vari riconoscimenti di carattere ufficiale. Furono questi anche gli anni della maturazione dell'opera Sentimento del tempo le cui prime pubblicazioni avvennero su "L'Italia letteraria" e "Commerce". Intanto nel 1923 venne ristampato Il porto sepolto a La Spezia con una prefazione di Benito Mussolini.

Nel 1933, con la pubblicazione della raccolta Il sentimento del tempo il poeta raggiunse il massimo della sua fama. Nel 1936 venne invitato ad insegnare letteratura italiana presso l' Università di San Paolo del Brasile e decise così di trasferirsi con tutta la famiglia, dove rimarrà fino al 1942 e dove nel 1939 morirà il figlio Antonietto, all'età di nove anni, per un'appendicite mal curata, lasciando il poeta in uno stato di grande dolore che si risentirà anche in molte delle poesie raccolte ne Il dolore del 1947 e in Un grido e paesaggi del 1952.

Nel 1942 Ungaretti ritornò in Italia e venne nominato Accademico d'Italia e per chiara fama professore di letteratura moderna e contemporanea presso l' Università di Roma. In Italia si fece conoscere con le sue intense letture di poesie. Caduto il regime fascista, il poeta si adattò al nuovo clima del dopoguerra e venne sempre rispettato da tutti e, pur ritenendosi poeta ufficiale, fu sempre disponibile e attento ad accogliere i nuovi echi della letteratura nascente.

Pubblicò altre raccolte e volumi e si dedicò con entusiasmo a quei viaggi che gli davano modo di diffondere la sua poesia. Nella notte tra il 31 dicembre 1969 e il 1°gennaio 1970 scrisse l'ultima poesia L'impietrito e il velluto. Morì a Milano nella notte tra il 1° e il 2 giugno.

Le poesie

|Veglia |Fratelli |

|Cima Quattro il 23 dicembre 1915 |Mariano, il 15 luglio 1916 |

| | |

|Un’intera nottata |Di che reggimento siete |

|buttato vicino |fratelli? |

|a un compagno massacrato | |

|con la sua bocca |Parola tremante |

|digrignata |Nella notte |

|volta al plenilunio | |

|con la congestione |Foglia appena nata |

|delle sue mani | |

|penetrata |Nell’aria spasimante |

|nel mio silenzio |Involontaria rivolta |

|ho scritto |Dell’uomo presente alla sua |

|lettere piene d’amore |Fragilità |

| | |

|Non sono mai stato |Fratelli |

|tanto | |

|attaccato alla vita. | |

Lo Stile

Lo stile è scarno, ermetico e sintetico poiché fa della parola il centro espressivo della poesia, un esempio è dato dalla poesia intitolata Mattino. La metrica è libera, non ci sono rime e il verso è spesso brevissimo. Tramite analogie tra oggetti e sentimenti Ungaretti è capace di comunicare sinteticamente intuizioni altrimenti indecifrabili. Queste caratteristiche lo avvicinano molto ai poeti ermetici. Attraverso flash e frasi scomposte, Ungaretti riesce a descrivere un ambiente con parole che hanno un significato più profondo di quanto si possa superficialmente avvertire. Un esempio è la poesia Fratelli, nella quale il poeta descrive come i suoi compagni di trincea, ma anche i suoi nemici, siano per lui fratelli, dato che una cosa li accomuna, sono tutti uomini che subiscono e percepiscono allo stesso modo le atrocità portate dalla guerra.

Confrontando le due poesie notiamo che presentano caratteristiche comuni:

1. Entrambe sono state scritte durante la Prima Guerra Mondiale, nella quale il poeta ha combattuto. Parlano di un'esperienza vissuta. In "Veglia" è più facile comprenderlo perchè il poeta parla in prima persona.

2. In entrambe le poesie l'argomento è un evento di vita di guerra: in "Veglia", la notte trascorsa accanto al compagno morto; in "Fratelli", l'incontro con gli altri militari forse dispersi e la riflessione che ne segue durante la notte.

3. Entrambe le poesie trattano i temi della tragedia, del dolore, della pena e della volontà di vivere.

4. Sia "Veglia" che "Fratelli", sono costruite sul contrasto fra una situazione e un'emozione.

5. In entrambe le poesie i versi sono brevissimi, composti a volte da una sola parola. La punteggiatura è quasi inesistente.

L'ermetismo

La poesia ermetica fu così chiamata nel 1936. Con l'aggettivo ermetico si vuole definire un tipo di poesia caratterizzata da un linguaggio difficile a volte ambiguo e misterioso. I poeti ermetici con i loro versi non raccontano, non descrivono, non spiegano, ma fissano sulla pagina dei frammenti di verità a cui sono pervenuti in momenti di grazia, attraverso la rivelazione poetica e non con l'aiuto del ragionamento. l loro testi sono estremamente concentrati: molti significati si racchiudono in poche parole e tutte le parole hanno un'intensa carica allusiva, analogica e simbolica. I poeti ermetici si sentono lontani dalla realtà sociale e politica del loro tempo: l'esperienza della prima guerra mondiale e quella del ventennio fascista, li ha condannati ad una grande solitudine morale; confinandoli in una ricerca poetica riservata a pochi e priva di impegno sul piano politico.

Il poeta sicuramente più rappresentativo della corrente è appunto Giuseppe Ungaretti.

Storia

La prima Guerra Mondiale

LA PRIMA GUERRA MONDIALE

Il periodo che precedette il primo conflitto mondiale fu caratterizzato da un periodo relativamente stabile e pacifico, che degenerò a partire dal 1914: il mondo intero fu letteralmente sconvolto in proporzioni fino allora ancora sconosciute.

Sono molte le ragioni per cui la Prima Guerra Mondiale, conosciuta anche con il nome di “Grande Guerra” si differenziò nettamente da tutte quelle che la precedettero. Per la prima volta furono coinvolte in un conflitto nato nel cuore dell'Europa anche le potenze extra-europee, come Giappone e Stati Uniti. Inoltre la Prima Guerra Mondiale fu caratterizzata dall'utilizzo da parte di tutte le nazioni coinvolte di uno spiegamento di forze senza precedenti e dall’utilizzo di nuove armi: gli aerei, inventati pochi decenni prima, i carri armati e sottomarini.

Fu introdotto anche l’utilizzo delle più devastanti armi chimiche. Ma il motivo principale che differenziò la Prima Guerra Mondiale da tutti gli altri conflitti antecedenti furono gli effetti: si trattò proprio di una guerra “totale”, che coinvolse tutta la compagine degli Stati belligeranti: non solo a livello bellico, ma anche economico, amministrativo e politico. Notevole,

inoltre, l’utilizzo di mirate campagne propagandistiche.

Le cause del conflitto sono da ricercarsi, da una parte, nella crisi dei rapporti internazionali europei, dall’altra, nella rapida e significativa ascesa della Germania a potenza navale, con conseguenti ripercussioni sul mondo coloniale. Inoltre, nei movimenti nazionalisti e irredentisti, specie nelle seguenti zone strategiche dell’Europa: Balcani, Alsazia, Lorena, Trentino e Trieste.

Il pretesto fu dato dall’attentato a Sarajevo, ai danni dell’erede al trono austriaco Francesco Ferdinando, da parte di un indipendentista slavo. L’Austria mandò immediatamente un ultimatum alla Serbia, la quale, rifiutandosi di scendere a patti, emise la dichiarazione di guerra il 28 luglio del 1914.

Il sistema delle alleanze fu presto stabilito. Da una parte si schierarono l’Austria e la Germania, dall’altra l’Inghilterra, la Francia e la Russia, mobilitate in difesa della Serbia.

La Germania invase la Francia, passando attraverso il Belgio e violandone così la neutralità, cosa che suscitò molto scalpore soprattutto in Inghilterra, che per questo motivo scese in campo al fianco delle truppe francesi.

L’intenzione tedesca era di portare avanti una “guerra di movimento”, rapida e veloce, ma il tentativo fallì: il conflitto si rivelò lungo ed estenuante, in quel che fu definita una “Guerra di Trincea” (Per guerra di trincea s'intende un tipo di guerra di posizione nella quale la linea del fronte consiste in una serie di trincee).

Dopo l’avanzata tedesca in Francia ed il blocco continentale operato dalla flotta inglese, nel 1915 anche l’Italia entra in guerra.

In quel periodo l’opinione pubblica era divisa i due fazioni, da una parte c’erano i “neutralisti” (persone che volevano che l'Italia restasse neutrale), dall’altra gli “interventisti” (persone che volevano che l'Italia entrasse in guerra).

Il 26 aprile del 1915, il governo italiano si alleò segretamente con la Triplice Intesa (Inghilterra, Francia, Russia), stipulando il Patto di Londra.

Attraverso tale accordo, l’Italia si impegnava nella guerra contro l’Austria ed, in caso di vittoria, avrebbe dovuto ottenere le terre irredente di Trentino, l’Alto Adige, Trieste, Istria e della la città di Valona, in Albania.

Il 23 maggio le truppe italiane entrarono in guerra.

Sul fronte italo-austriaco, il conflitto si presentò subito estremamente lento, combattuto nelle trincee scavate nelle montagne del Friuli da soldati reclutati tra le fasce più povere della popolazione.

Nel 1917, si ribaltò la situazione, con l’ingresso nel conflitto degli Stati Uniti a fianco della Triplice Intesa ed il ritiro della Russia, impegnata entro i propri confini con la Rivoluzione.

L’offensiva austriaca divenne sempre più pressante, finché l’esercito italiano subì la famosa sconfitta di Caporetto, il 24 ottobre del 1917, con gravi ripercussioni anche sulla vita economica e sociale del Paese. Ebbero infatti inizio una serie di scioperi e di manifestazioni, tali da costringere il governo a fare grandi promesse ai soldati, al fine di risollevarne il morale, evitando defezioni ed ammutinamenti.

Il 1918 fu l’anno decisivo del conflitto, che ne segnò anche la conclusione della Prima Guerra Mondiale con la vittoria della Francia.

Sul fronte italo-austriaco, l’esercito italiano, guidato dal un nuovo generale Armando Diaz, riuscì a conquistare Trento e Trieste, stipulando un armistizio con l’Austria e giungendo finalmente alla pace.

La Conferenza di Pace di Parigi penalizzò duramente i paesi perdenti, in particolar modo la Germania, facendo prevalere gli interessi delle due potenze europee: Francia ed Inghilterra. All’Italia furono concessi i territori di Trentino, Alto Adige, Trieste ed Istria. Dallo smembramento dell’impero austro-ungarico nacquero nuove realtà territoriali e politiche: l’Ungheria, la Cecoslovacchia e la Jugoslavia.

Rimase però sospesa la questione della città di Fiume, poiché non ne venne prevista l’annessione all’Italia. Fu così che, nel settembre del 1919, un gruppo di volontari guidato dal poeta Gabriele D’Annunzio, prese possesso della città, instaurandovi un governo definito “Reggenza del Carnaro”. In seguito, la città di Fiume venne liberata con il trattato di Rapallo, stipulato tra Italia e Jugoslavia.

A livello internazionale, ad ogni modo, le soluzioni dei diversi trattati di pace si dimostrarono poco rispettose nei confronti delle varie identità nazionali, alimentando le cause che spinsero le potenze mondiali a scontrarsi in un novo e devastante conflitto mondiale.

I TRATTATI DI PACE: 1919-1920

1. Ai principi democratici e popolari si sostituiscono la paura del popolo e della borghesia dopo la rivoluzione bolscevica.

1. Sono ignorati i 14 punti di Wilson (presidente americano) che prevedevano, tra l’altro,

- trasparenza diplomatica e smilitarizzazione;

- smobilitazione dai territori occupati in nome del rispetto della sovranità nazionale e dei confini;

- risistemazione delle colonie considerando i popoli oriundi;

- libera navigazione e abolizione delle dogane;

- creazione della Società delle Nazioni.

TRATTATO DI VERSAILLES con la Germania

1. la Germania diventa la repubblica di Weimar;

1. umiliazione della Germania considerata l’unica responsabile del conflitto;

1. doveva risarcire tutti i danni di guerra per una cifra esorbitante;

1. veniva privata dell’Alsazia e della Lorena a vantaggio della Francia;

1. occupazione francese della Saar fino al saldo del debito;

1. cessione dell’Alta Slesia e dei Sudati a Polonia e Cecoslovacchia;

1. riduzione al minimo dell’esercito;

1. evacuazione del Belgio;

1. rinuncia a tutto l’impero coloniale;

Queste condizioni sono le premesse per lo sviluppo in Germania di un fortissimo spirito di rivincita e di vendetta che facilitano la diffusione dell’ideologia nazista.

TRATTATO DI SAINT- GERMAIN E TRIANON con l’Austria-Ungheria

* L’Austria diventa una repubblica a cui si vieta l’annessione alla Germania

* Si ricostituisce lo stato polacco a cui viene riconosciuto il corridoio di Danzica

* Vengono costituite le repubbliche baltiche (Estonia, Lettonia, Lituania) a danno della Russia

* Vengono assegnati all’Italia i territori stabiliti dal Trattato di Londra (1915) di Trento, Trieste, SudTirolo. Non si assegnano i territori promessi di Dalmazia e Fiume.

Quest’ultima decisione svilupperà in Italia malcontento che darà vita al mito della “Vittoria mutilata” di cui si serviranno i movimenti nazionalisti che genereranno il fascismo.

Nel 1920 viene costituita la Società delle Nazioni

CONSEGUENZE DELLA 1^GUERRA MONDIALE

POLITICHE

1. Crollano quattro imperi: austro-ungarico, tedesco, russo (rivoluzione bolscevica), turco con conseguenze soprattutto nei Balcani e la costituzione delle repubbliche come Serbia, Croazia, Bosnia, Macedonia, Montenegro che poi costituiranno la Jugoslavia).

1. L’Europa cede il primato economico e politico agli U.S.A.

1. Giappone e Russia sono destinati a diventare potenze mondiali.

1. Cina e India maturano una maggiore coscienza nazionale e si avviano all’indipendenza.

1. In tutti gli Stati si interviene per:

a. censurare i mezzi di informazioni

b. propagandare notizie false su se stessi e sugli Stati nemici

c. controllare la vita nazionale

6. In Italia c’è frustrazione per la mancata annessione di Fiume e della Dalmazia

7. In Alto-Adige c’è ribellione per l’annessione all’Italia

SOCIALI

1. I reduci pretendono il rispetto delle promesse di riforma agraria e di partecipazione nella direzione delle aziende creando tensioni sociali.

1. Le donne, che durante la guerra hanno sostituito gli uomini nel lavoro in fabbrica e nell’agricoltura, prendono coscienza dei loro diritti e li reclamano (Parità di stipendio, diritto di voto che in Gran Bretagna viene riconosciuto nel 1918).

1. Presa di coscienza politica delle masse popolari.

1. In Italia per la prima volta ci sono contatti diretti tra soldati provenienti da diverse regioni fino a pochi anni prima (1961) amministrati da governi diversi e parlanti lingue diverse: è la base per la fusione della popolazione nazionale.

TECNICHE

Le tecnologie usate al fine di potenziare il potere distruttivo delle armi sono impiegate per fini pacifici con sviluppo dell’industria chimica, aeronautica e navale.

Arte e Immagine

Pablo Picasso

La vita, le opere e Guernica

PABLO PICASSO

La figura di Pablo Picasso, nato in Spagna (Malaga 1881), è strettamente legata allo sviluppo dell'arte del XX secolo.

La sua attività può essere considerata un grande laboratorio di sperimentazione: si misura con la pittura, la scultura, l'incisione, la scenografia teatrale. La storia, con i suoi eventi drammatici (le due Guerre Mondiali, la Guerra di Spagna), segna fortemente il suo linguaggio.

Ma egli sa esprimere in pittura, con ironia o con gioia, tutte le sollecitazioni offerte dal mondo alla sua grande sensibilità; per questo egli rifiuta di identificarsi con una sola corrente artistica. Egli dirà infatti: "Quando ho trovato qualcosa da esprimere. l'ho fatto senza pensare al passato o al futuro".

Nel 1900, l'artista, non ancora ventenne, si reca a Parigi dove si stabilirà successivamente. Gli studi di questi anni creeranno le basi del processo di progressiva semplificazione delle forme e dei colori, che lo porta a rinunciare alle norme accademiche che egli, comunque, padroneggiava.

Dal 1901 al 1904 si individua il cosiddetto "Periodo Blu". Si tratta, come dice il nome stesso, di una pittura giocata sui colori freddi, dove i soggetti umani rappresentati, appartenenti alla categoria degli emarginati e degli sfruttati, sembrano sospesi in una atmosfera malinconica e assumono un'asciutta monumentalità. Le figure, spesso allungate, sono definite mediante una spessa linea di contorno. La presenza dominante del blu annulla quasi i piani spaziali.

Nel 1904, vivrà un Periodo Rosa, nel quale è presente un rinnovato interesse per lo spazio ed il volume, ma nel quale la malinconia, per quanto temperata, è sempre presente. I soggetti privilegiati sono attori, saltimbanchi, giocolieri del circo: sono forse allusione alla figura del giullare, da sempre simbolo di libertà. Prevale una gamma di tinte calde e tenui, con le quali il pittore realizza effetti di rilievo e forme più solide.

Nel 1907, la mostra retrospettiva dedicata a Cézanne, al Salon d'Automne, gli rivela l'opera di questo grande artista; sempre in questo stesso anno, c'è l'incontro con Braque con il quale inizia un proficuo sodalizio artistico.

Da questa loro collaborazione nasce il Cubismo. Un punto d'arrivo del cammino artistico di Picasso sono "Les Demoiselles d' Avignon", opera con la quale abbiamo la premessa del Cubismo: cinque figure femminili sono disposte in assoluta libertà entro un spazio frammentato, in cui i volumi e i piani sono scomposti e ricomposti in modo bidimensionale.

Picasso trascorre l'estate in Spagna, e crea i primi paesaggi cubisti, intesi come ricostruzione ideale del volume. Nel suo travaglio artistico sperimenterà varie tecniche (il collage), e del cubismo stesso vivrà vari stadi (protocubismo, cubismo analitico, cubismo sintetico). La durata del periodo cubista è estremamente breve e con la prima guerra mondiale esso può considerarsi definitivamente chiuso. Sperimenta contemporaneamente più stili, anche rivolgendosi al passato, arricchendoli comunque di sempre nuove suggestioni.

Dal 1917, in seguito ad un viaggio in Italia, si lascia persino ispirare dal classicismo. Una chiave di lettura per comprendere la grande arte di Picasso sono i ritratti. In essi emerge il suo continuo impulso alla ricerca, in cui assume un ruolo particolare il colore: un colore a volte violento e drammatico, a volte soffuso in toni tenui e contrastati. Morirà a Mougins nel 1973.

Guernica, un’opera afferma il rifiuto dell’orrore

Una delle opere più importanti che Picasso ha realizzato è Guernica.

La tela è stata ispirata al bombardamento della cittadina basca di Guernica ad opera degli aerei tedeschi in appoggio al generale Franco contro il governo repubblicano spagnolo. Ricasso, che apprese la notizia a Parigi, portò a compimento l’opera in soli due mesi.

Il soggetto

Picasso non descrive l'evento in modo naturalistico: pochi segni indicano un incendio, qualche apertura le finestre. Si distinguono, però, alcune figure: un toro, donne e uomini in fuga, un cavallo che, dimenandosi, domina la scena. Le grandi dimensioni della tela mettono in evidenza l'enormità della scena.

Il linguaggio visuale

Le grandi dimensioni della tela (354x782 cm) mettono in evidenza l’enormità dell’evento.

La composizione, simmetrica, è dominata da un grande fascio triangolare di luce, al cui interno si distinguono le figure; ai lati, le immagini di un toro e di una donna in fuga con le braccia alzate.

I colori utilizzati sono limitati alle gradazioni del grigio, la luce pertanto sembra simbolicamente rischiarare un mondo in bianco e nero. L'impatto visivo è immediato grazie alle forme piatte e semplificate, come quelle di un manifesto. Anche lo spazio è compresso, come snaturato, facendo emergere un chiaro riferimento alla stagione cubista.

I caratteri espressivi

L’opera è una vera e propria allegoria del dolore umano. Essa testimonia la partecipazione di Picasso alle tragedie dell'umanità, di fronte alle quali, egli afferma: “…gli artisti non possono e non devono restare indifferenti”.

L'opera è colma di valori simbolici. Il toro annuncia il dramma. I corpi sono deformati, le linee si intrecciano, tra ampie campiture dai contorni taglienti. Il senso di violenza e di dolore è accentuato da forti effetti di contrasto che mettono in evidenza le espressioni di terrore dei volti.

Español

Pablo Picasso

La vida y Guernica

PABLO PICASSO

Pablo Picasso naciò en Malaga en 1881, pero trabajó casi toda su vida en Francia. Para facilitar so comprensión artística, la trayectoria de Picasso suele dividirse en varias etapas: La primera etapa o etapa de formación se sitúa entre 1881 y 1901. Picasso se traslada a París, donde aprende y asimila las tecnicas y formas de entender el arte de las avanguardias.

La segunda etapa engloba los períodos azul y rosa, y corresponde con los primeros aňos de Picasso en París.

El período azul (1901-1904) es la primera etapa personal de Picasso durantes estos aňos vive entre Barcelona y París. La etapa se abre con un echo biográfico, el suicidio de un amigo del pintor, Carlos Casagemas.

Influido por esta tragedia, Picasso realiza una serie de cuadros emotivos caracterizados por el protagonismo del color azul, tratado subjetivamente como el color de la tristeza. El período rosa de la pintura de Picasso abarca desde 1904 hasta 1907.

El color rosa adquiere ahora el protagonismo que antes había tenido el azul, aunque no de forma tan absoluta.

Picasso introduce nuevos temas en sus obras, sobre todo gentes del circo, arlequines y acróbatas. Los personajes de sus obras se comunican y expresan, en algunas ocasiones, afecto. La tercera etapa es la etapa cubista. Junto a Braque, Picasso es el creator del cubismo. El período cubista se extiende entre 1907 y 1917. En esta época Picasso empieza a mostar interés también por la escultura, aunque la pintura seguirá constituyendo la parte principal de su obra. Poco a poco su arte se vuelve más intelectual y difícil de interpretar por la complejidad de sus rapresentaciones cubistas. Desqués de la etapa cubista, la obra del artista experimenta grandes cambios. De manera simplificada, la trayectoria de Picasso, en esta cuarta etapa, desde 1917 a 1937 se divide en dos periodos: clasicista y surrealista.

En el período clasicista (1917-1925) sus pinturas se llenan de figuras monumentales situadas en escenas clásicas, y muchos de los personajes de este período están tomados de la mitologia de Grecia y Roma. El periodo surrealista (1925-1937) supone un momento muy distinto en la actividad del pintor.

Picasso no fue un surrealista "ortodoxo". Simpatizó con el movimiento y fue una fuente de inspiración para los surrealistas, pero no formó parte del grupo. Su ombra surrealista es más producto de una reflexión intelectual que de associaciones incoscientes.

Etapa de mezcla de estilos. Desde mediados de los aňos 30 Picasso evoluciona a una arte cada vez más personal, en el que se mezclan elementos clásicos, cubistas y surrealistas. Esta mezcla configura lo que hoy entendemos por lenguaje picassiano.

La obra más importante de este período y la más conocida de Picasso es el "Guernica".

"Guernica" es una obra encargada por el gobierno republicano espaňol en 1937. Picasso la pinta después de conocer la notizia de destrucción de Guernica, pequeňa ciudad vascadel norte de Espaňa, bombardeada por la aviacíon alemana, aliada del general Franco. El bombardeo de una ciudad sin armas, que no era un objetivo militar, conmocionó a todos los intellectuales europeos. En su obra, Picasso recode toda la tragedia de los víctimas y consigue hacer una pintura universal.

Guernica es una ombra de grandes dimensiones primada en gris, blanco y negro, colores elegidos como recurso dramático y quizá como recuerdo de las fotografìas de los perìodicos que recogieron la noticia del bombardeo. La escena se desarrolla en su mayor parte en un escenario interior, y en su composición apreciamos influencias clásicas (tríangolo de luz central), cubistas (cuello del caballo) y surrealistas (ojos en forma de lágrimas) tres de las lenguaje picassiano. Actualmente se encuentra en el Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofíía, en Madrid.

Después de "Guernica", Picasso sigue incorporando nuevos elementos a su lenguaje hasta su muerte. Probablemente lo más importante de este último periodo es la temática de su obra, dominada ahora por una profunda reflexión sobre el arte y por la relactión entre arte y artista, ideas fundamentales para comprender este período de la madurez picassiana.

Geografia

Gli Stati Uniti d’America

Stati Uniti d'America

Gli Stati Uniti d'America, acronimo USA (dal corrispondente termine inglese United States of America), abbreviati spesso in Stati Uniti, sono una repubblica federale democratica dell'America settentrionale.

Già molto sviluppati alla fine del XIX secolo, dopo la seconda guerra mondiale sono diventati una superpotenza economica, militare e culturale, la prima nel mondo per prodotto interno lordo. Dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica sono rimasti l'unica superpotenza.

IL TERRITORIO

Gli Stati Uniti confinano a nord con il Canada e a sud con il Messico, mentre ad est e ad ovest sono bagnati rispettivamente dall'Oceano Atlantico e dall'Oceano Pacifico. Appartengono agli Stati Uniti anche l'Alaska e le Isole Hawaii.

Da est ad ovest si distinguono 3 regioni:

• Nella Regione Orientale si elevano i Monti Appalachi che raggiungono i 2037 metri

• Nella Regione Centrale si estende la Grande pianura.

• La Regione Occidentale va dalle Montagne rocciose fino alle coste del Pacifico.

Al centro una fossa tettonica riempita da depositi alluvionali.

Si estende dal confine canadese fino al Golfo di California, interrotta soltanto dal gruppo dei monti Klamath.

Un'ampia rete fluviale attraversa gli Stati Uniti.

Il fiume Mississippi che nasce dal piccolo lago Itasca ne costituisce l'elemento centrale.

Il suo affluente principale è il Missouri. Fra gli affluenti di destra del Mississippi ricordiamo il Minnesota, l'Arkansas ed il Red River.

Nel Golfo del Messico sbocca anche il Rio Grande, mentre nel Golfo di California sfocia il Colorado.

Gli Stati Uniti condividono con il Canada il sistema lacustre formato da cinque Grandi Laghi: Superiore, Hurom, Erie, Ontario e Michigan, l'unico interamente compreso in territorio statunitense.

Tra l'Erie e l'Ontario si trovano le poderose Cascate del Niagara, che nella parte statunitense presentano un salto di 51 metri. Gli Stati Uniti sono ricchi, inoltre, di bacini artificiali, tra i quali spicca il Grande Lago Salato, residuo di un antichissimo mare interno.

IL CLIMA

Data l'ampiezza del territorio, gli Stati Uniti presentano una grande varietà climatica, caratterizzata da un progressivo innalzarsi delle temperature muovendo verso sud e da una diminuzione delle precipitazioni procedendo da est verso ovest.

Le regioni settentrionali e centrali hanno un clima continentale con inverni rigidi ed estati calde. Gli stati affacciati sul Golfo del Messico e la Florida godono di estati calde ed inverni tiepidi, mentre nelle coste del Pacifico le temperature sono miti sia in estate che in inverno. Il clima dell'Alaska è subpolare con inverni lunghi e gelidi, quello della Hawaii è tropicale.

POPOLAZIONE E CITTà

Gli Stati Uniti hanno una popolazione pari a circa 284 milioni di abitanti. Sono popolati, in maggioranza, da discendenti dei coloni emigrati dall'Europa tra il 1820 ed il 1960. Il secondo gruppo etnico è costituito dalla popolazione di colore, discendete dagli schiavi africani deportati nelle colonie inglesi. Oggi i bianchi sono circa il 75% del totale, seguiti dai neri (12%), dai messicani e dagli amerindi. Il resto della popolazione comprende soprattutto cinesi, filippini e giapponesi.

La crescita demografica media è superiore a quella di altre aree industrializzate. Cresce soprattutto la popolazione non bianca, mentre, tra quella di origine europea, l'incremento naturale è prossimo allo zero. La distribuzione della popolazione non è omogenea.

La densità è altissima nelle megalopoli che si sono sviluppate nella parte settentrionale della costa atlantica (da Washington a Boston), in quella meridionale della costa pacifica (San Francisco e Los Angeles) e nella regione dei Grandi Laghi (Chicago, Detroit); resta elevata nelle città sorte nelle Grandi Pianure (Atlanta, Saint Louis, Kansas City, Dallas, Denver) e nel Golfo del Messico (Houston, New Orleans, Miami).

La lingua ufficiale é l'inglese, ma sono diffuse tutte le lingue native delle varie comunità di immigrati.

La religione più praticata è quella protestante seguita da quella cattolica. Sono numerosi i seguaci dell'ebraismo, dell'islamismo e delle principali religioni orientali.

WASHINGTON: è la capitale federale degli Stati Uniti. Vi hanno sede la Casa Bianca, dove vive il Presidente, il Campidoglio, sede del Congresso, il Pentagono, sede del Ministero della Difesa e gli Archivi nazionali, dove si trova un'enorme raccolta di documenti storici.

Washington fa parte della megalopoli atlantica che comprende anche le città di Baltimora, Filadelfia, New York e Boston.

NEW YORK: posta sull'estuario dell'Hudson, si trova al centro della città urbana più popolosa degli Stati Uniti, Cuore della città e l'isola di Manhattan, con i suoi grattacieli, sede della Borsa e capitale della finanza mondiale.

LOS ANGELES: è la più grande città della costa occidentale e la seconda del paese per numero di abitanti dopo New York. Hollywood, un suo quartiere, è sede della più importante industria cinematografica del mondo.

SAN FRANCISCO: sorge su un'ampia baia, attraversata dal celebre Golden Gate, un ponte lungo più di tre Km.

ECONOMIA E SOCIETà

L'economia statunitense è prima nel mondo in assoluto in tutti i settori economici. Lo sfruttamento delle ingenti ricchezze naturali, un'organizzazione agricola altamente meccanizzata, lo sviluppo di tecniche all'avanguardia in tutti i settori dell'industria , un mercato del lavoro molto dinamico e lo straordinario impulso del terziario e dei settori legati alle nuove tecnologie rappresentano alcuni dei punti di forza del sistema economico americano.

AGRICOLTURA

Primo produttore ed esportatore mondiale di prodotti agricoli, gli Stati Uniti possono contare su vaste e fertili pianure che sono state suddivise in fasce di specializzazione agricola. Nelle Grandi Pianure centrali prevale la cerealicoltura, con enormi produzioni di grano e mais. Nelle regioni del sud si coltivano cotone, tabacco, lino, soia, girasoli, arachidi, barbabietole e canna da zucchero. Nelle aree più calde (soprattutto California e Florida) hanno avuto una grande diffusione frutteti, agrumeti e vigneti.

ALLEVAMENTO E PESCA

L'allevamento bovino, un tempo praticato nelle grandi praterie, viene oggi svolto su scala industriale e vede gli Stati Uniti al primo posto nel settore, seguito da quello dei suini, ovini e volatili. Gli USA sono ai primi posti nel mondo anche per quantità di pesce pescato, nelle acque più calde si allevano crostacei e molluschi.

SOTTOSUOLO

Le risorse del sottosuolo sono immense ed includono petrolio, gas naturale, carbone, ferro, rame, bauxite, metalli preziosi, tungsteno, uranio e sali. L'energia elettrica prodotta è di origine nucleare, idrica e geotermica.

INDUSTRIA

Colosso industriale in tutti i settori della produzione, gli Stati Uniti hanno in qualche modo ridimensionato il proprio ruolo negli ultimi trent'anni. Fra le industrie tradizionali ha mantenuto la supremazia solo il settore agroalimentare. Conservano, invece, il predominio assoluto i campi legati all'informatica, alla ricerca scientifica ed alle nuove tecnologie. Le principali acciaierie sono localizzate nei pressi dei giacimenti di ferro, nella fascia orientale del paese (Pennsylvania, Indiana e Ohio), i grandi stabilimenti automobilistici hanno sede a Detroit e quelli meccanici nell'area dei Grandi Laghi. Un'industria del tutto particolare è quella cinematografica con sede a Hollywood.

TERZIARIO

Impiega circa il 74% della forza lavoro ed è all'avanguardia in tutti i suoi comparti. Tra questi va citato il turismo: gli Stati Uniti sono il terzo paese al mondo, dopo la Francia e la Spagna per ingressi turistici. Tra le mete preferite, oltre alle spiagge della California e della Florida, ai parchi di divertimenti ed alle principali metropoli, ci sono i parchi naturali.

TRASPORTI

Strade e ferrovie sono sviluppate in modo capillare. Molto sviluppati sono anche la rete fluviale ed traffico aereo interno ed internazionale.

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English

Marilyn Monroe

MARILYN MONROE

Was it suicide or murder?

ITV's "The Final Day" tries to solve the mystery of Marilyn Monroe's death in August 1962.

Marilyn Monroe was born in Los Angeles on 1st June 1926.

Marilyn had a difficult childhood and spent some years in an orphanage. When she was 14 years old she got married to a young boy from her town. The marriage ended soon after and Marilyn began to work in the world of fashion and then in cinema. Here she had great success with a lot of famous films, such as "Some Like It Hot", "Let's Make Love", "Niagara". In the meantime, she met the baseball champion Joe Di Maggio and got married to him, but it was another wrong marriage.

It was only in 1956 that Marilyn found happiness in love with the marriage to the famous writer Arthur Miller. However, this happiness didn't last and Marilyn began to suffer from mental illness. In her last years she was very vulnerable and she had love a fives with some powerful men of her time, for example John and Robert Kennedy. Maybe it was "power" that killed this wonderful but lonely star.

Scienze

La Genetica

LA GENETICA

La genetica è una scienza giovane. Nasce in modo anonimo e furtivo nella seconda metà dell'Ottocento ad opera del noto abate moravo Gregor Mendel (1822-1884), il quale, effettuando per un buon numero di anni vari incroci tra piante di piselli e trovando delle regolarità nei suoi risultati sperimentali, pubblicò le sue scoperte che però furono ignorate per un lungo periodo. È solo nei primi anni del Novecento che tre studiosi Karl Correns, Hugo De Vries ed Eric Tschermark, indipendentemente gli uni dagli altri riscoprono le leggi di Mendel, ne comprendono il grande valore e rilanciano la scienza dell'ereditarietà come materia autonoma di studio e di ricerca.

Nel 1906 un biologo inglese William Bateson, propone di dare il nome di genetica alla scienza che studia la trasmissione dei caratteri ereditari. Oggi la genetica ha assunto un ruolo centrale in ambito biologico, medico e sociale. Basti pensare alle possibilità, spesso fantascientifiche, offerte dall'ingegneria genetica, in grado di manipolare i geni, per migliorare la qualità di certe produzioni agricole, oppure di sostituire i geni difettosi in individui affetti da malattie genetiche, cioè ereditarie.

Un altro importante filone di ricerca, denominato "Progetto Genoma Umano", a cui partecipano i più grandi scienziati di tutto il mondo, consiste nel determinare il patrimonio genetico della specie umana individuando uno ad uno i geni presenti nei vari cromosomi e la loro corrispondenza con determinate caratteristiche fisiche.

Esistono, però, sviluppi negativi legati ad un uso improprio o distorto della genetica. Si pensi, per esempio, al caso della legittimazione della diversità umana come avviene quando si sostiene che esistono differenze genetiche qualitative tra individui di razza nera ed individui di razza bianca.

LEGGE DELLA SEGREGAZIONE

Mendel mise a confronto le generazioni da lui analizzate ed osservò che nella prima generazione F1, cioè «prima generazione filiale», tutti i figli mostravano solamente uno dei caratteri presenti nei genitori; l'altro carattere era completamente scomparso. Le caratteristiche che apparivano nella generazione F1 furono chiamate da Mendel dominanti. Però a questo punto sorse spontanea una domanda: che cosa era successo al carattere antagonista? Il quesito fu risolto dall'analisi della «seconda generazione filiale» o F2, in cui riapparivano i caratteri scomparsi nella generazione precedente. Queste caratteristiche, presenti nella generazione parentale (P) e ricomparse nella F2, dovevano in qualche modo essere presenti anche nella generazione F1, sebbene non evidenti. Mendel chiamò questi caratteri recessivi. La F2 quindi era composta da caratteri sia dominanti che recessivi, però legati dal rapporto 3:1. Mendel intuì che la comparsa dei caratteri antagonisti e le loro proporzioni costanti nella F2 potevano essere spiegate ammettendo che le caratteristiche fossero determinate da fattori separati. Questi fattori, riteneva Mendel, dovevano trovarsi nelle piante F1 in coppie: un componente di ogni coppia era ereditato dal padre e l'altro dalla madre. Questa, nota anche come prima legge di Mendel, è la legge della segregazione.

La F1, dovendo avere entrambi i caratteri, può essere scritta come Yy, di conseguenza chiamarla eterozigote; però c'è da ricordare che un organismo eterozigote manifesta nel suo fenotipo (aspetto esteriore) solo l'allele (carattere) dominante.

Mentre la P è formata da organismi yy e YY, cioè da linee pure, chiamati anche omozigoti.

Chiarito il significato di tali parole possiamo cercare una spiegazione del rapporto 3:1. Uno dei modi più semplici è il quadrato di Punnet, dal nome del genetista inglese che per primo o utilizzò per l'analisi dei caratteri determinati geneticamente. Il quadrato di Punnet utilizza le leggi della probabilità.

Nei decenni che seguirono la riscoperta, nel 1900, degli studi di Mendel, in genetica vennero condotte numerosissime ricerche anche grazie alle quali i biologi riuscirono a confermare e ampliare le osservazioni di Mendel. I metodi e i dati ottenuti in questo periodo, durato circa 50 anni costituiscono il nucleo centrale di quel ramo della biologia che noi chiamiamo genetica classica.

La genetica classica si occupò prevalentemente di ampliare e correggere concetti sviluppati dalle teorie di Mendel.

MUTAZIONI

Nel 1902 un botanico olandese, Hugo de Vries, notò che a volte in una pianta da lui analizzata si presentava un fenotipo del tutto nuovo, de Vries ipotizzò che un carattere nuovo comparisse in seguito a improvvisi cambiamenti avvenuti nei geni, e chiamò questi cambiamenti mutazioni e gli organismi con tali mutazioni furono detti mutanti.

ESISTENZA CONCRETA DEL GENE

L'ipotesi che i geni fossero posti sui cromosomi venne definitamente confermata dagli studi effettuati sul moscerino della frutta Drosophila, che è stato utilizzato in una grande varietà di studi di genetica. Esso possiede quattro coppie di cromosomi; tre di queste copie (gli autosomi) sono strutturalmente uguali per entrambi i sessi, ma la quarta coppia, i cromosomi sessuali, è diversa. Nei moscerini della frutta, come molte altre specie (inclusa la specie umana), i due cromosomi sessuali sono XX nelle femmine e XY nei maschi.

Durante la meiosi i cromosomi sessuali, come pure gli autosomi, segregano (si separano). Ogni cellula uovo riceve un cromosoma X, ma metà degli spermatozoi riceve cromosomi X e metà Y. Perciò, è lo spermatozoo che determina il sesso dell'embrione nelle specie con i maschi XY.

Agli inizi del XX secolo T.H. Morgan dimostrò con gli esperimenti di incrocio sul moscerino della frutta che certi caratteri sono legati al sesso, cioè che i loro geni sono portati sui cromosomi sessuali. Poiché il cromosoma X porta dei geni che non sono presenti sul cromosoma Y, un singolo allele recessivo sul cromosoma X del maschio dà luogo ad un fenomeno recessivo dal momento che non è presente alcun altro allele. Al contrario, una femmina eterozigote per un carattere legato al sesso mostrerà caratteristiche dominanti.

Nell'uomo, tra i caratteri legati al sesso ci sono il daltonismo e l'emofilia.

I cromosomi, come tutte le altre parti di una cellula vivente, sono formati da atomi disposti in molecole. Alcuni scienziati, tra cui personalità eminenti nel campo della genetica, pensavano che sarebbe stato impossibile capire la complessità dei meccanismi ereditari sulla base della struttura di sostanze chimiche «inanimate». Altri ritenevano che, una volta chiarita la struttura chimica dei cromosomi, sarebbe stato possibile capire il loro ruolo come portatori delle informazioni genetiche; questa intuizione segnò l'inizio di un fruttuoso campo di ricerche, la genetica molecolare.

Le prime analisi chimiche del materiale ereditario rivelarono che il cromosoma eucariote è costituito da acido deossiribonucleico (DNA) e da proteine, sostanze presenti più o meno in uguale quantità; perciò entrambe avrebbero potuto avere il ruolo di materiale genetico.

Le proteine sembravano essere la soluzione più probabile a causa della loro maggiore complessità chimica; le proteine infatti sono polimeri di amminoacidi di cui nelle cellule, se ne conoscono 20 diversi tipi. Il DNA, invece, è un polimero formato solamente da quattro differenti tipi di nucleotidi.

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ALLA SCOPERTA DEL DNA

LA NATURA DEL DNA

Il DNA era stato isolato per la prima volta dal medico tedesco Friedrick Miescher nel 1869, nello stesso importante decennio in cui Darwin pubblicava L'Origine delle Specie e Mendel comunicava i suoi risultati alla Società di Storia Naturale di Brùnn. La sostanza isolata da Miescher era bianca, zuccherina, leggermente acida e conteneva fosforo. Poiché era stata trovata soltanto nei nuclei delle cellule, venne chiamata acido nucleico. Tale nome fu in seguito modificato in acido deossiribonucleico (DNA) per distinguere questa sostanza da una simile, l'acido ribonucleico (RNA).

Ogni nucleotide è formato da una base azotata, dallo zucchero deossiribosio e da una base azotate e un gruppo fosfato. Vi sono due tipi di basi azotate: le purine, che presentano una struttura a due anelli e le pirimidine che hanno un solo anello. Nel DNA vi sono due tipi di purine, l'adenina (A) e la guanina (G) e due tipi di pirimidine, la citosina (C) e la timina (T). Così il DNA è costituito da quattro tipi di nucleotidi che differiscono soltanto per tipo di purine o di pirimidine contenenti azoto.

Duplicazione

Quando la molecola di DNA si duplica, i due filamenti si separano in seguito alla rottura dei legami a idrogeno. Ogni filamento si comporta come uno stampo per la formazione di un nuovo filamento complementare, utilizzando i nucleotidi disponibili nella cellula. L'aggiunta di nucleotidi al nuovo filamento è catalizzata dagli enzimi DNA-polimerasi. Nel processo di duplicazione molti altri enzimi giocano un ruolo importante.

La duplicazione del DNA inizia a livello di una particolare sequenza di nucleotidi sul cromosoma, che è il punto d'origine della duplicazione. Questa procede in entrambe le direzioni, per mezzo delle due forcelle di duplicazione che si spostano nelle due direzioni opposte. Durante la duplicazione del DNA avviene l'azione proofreading delle DNA-polimerasi, che fanno invertire la direzione di marcia quando si rende necessario rimuovere quei nucleotidi che non si sono appaiati in modo corretto a quelli del filamento stampo.

Grazie alle deduzioni sulla struttura a doppia elica del DNA elaborate da Watson e Crick, venne universalmente accettato il ruolo del DNA come la molecola che porta a trasmettere le informazioni genetiche. Con la scoperta del complesso ed estremamente preciso meccanismo mediante il quale le cellule duplicano il loro DNA era finalmente risolto il problema di come l'informazione ereditaria venga fedelmente trasmessa da una cellula madre alla cellula figlia, generazione dopo generazione.

LA TRADUZIONE DEL CODICE GENETICO

Un gene-un enzima

Ritornando un po' indietro nella storia notiamo come già negli anni '40 il biologo Beadle notò l'importanza del legame che corre tra un gene ed il suo corrispondente enzima. Beadle, insieme al chimico Tatum, nel 1941 incominciò ad analizzare i mutanti di Neurospora (muffa rossa del pane) per dimostrare, attraverso studi di mappatura genica, che a una certa mutazione corrisponde la perdita di funzionalità di un certo enzima. Ma, visto che gli enzimi sono composti da proteine e le proteine da catene polipeptidiche, allora poterono dire che a un gene corrisponde una proteina o, più precisamente, una catena polipeptidica (riassumendo con la formula un gene-una catena polipeptidica).

DAL DNA ALLA PROTEINA: RUOLO DELL'RNA

Il problema successivo divenne quello della traduzione: come faceva la successione delle basi azotate a determinare la sequenza degli amminoacidi di una proteina?

La ricerca di una risposta a questo quesito condusse alla scoperta dell'acido ribonucleico (RNA), una sostanza chimicamente simile al DNA.

Come poi risultò, non uno ma tre tipi di RNA agiscono come intermediari nei processi che, partendo dal DNA, portano alle proteine. Questi tre tipi si distinguono in forma e funzionalità, ed agiscono l'uno dopo l'altro nella traduzione. Si chiamano RNA messaggero (mRNA), RNA ribosomiale (rRNA) e RNA di trasporto (tRNA).

Tecnologia

Il Gas Naturale

IL GAS NATURALE

Il gas naturale è un gas incolore ed inodore, che pesa circa metà dell'aria, a parità di volume.

E' formato in prevalenza da metano, circa il 90%, e da altri idrocarburi gassosi. Il gas naturale è il combustibile fossile più pulito, usato anche nelle abitazioni.

CICLO PRODUTTIVO

Il ciclo produttivo del gas naturale è simile a quello del petrolio, con il quale si trova spesso associato, per quanto riguarda l'estrazione ed il trasporto nei gasdotti.

GIACIMENTI

Il metano ha un'origine legata a quella del petrolio e lo si estrae comunemente dai pozzi petroliferi. Tuttavia esistono grandi giacimenti solo di gas naturale, che dai luoghi di origine si è "spostato" nel sottosuolo fino ad accumularsi in determinate sacche. Le riserve più importanti sono in Russia, nel Medio Oriente e negli Stati Uniti.

Per la ricerca i geologi usano, come per il petrolio, la tecnica della "sismica a riflessione": inviano onde al sottosuolo che vengono riflesse dagli strati rocciosi ed il computer disegna direttamente il profilo degli strati. Se esistono le forme tipiche delle trappole, per esempio a cupola, si realizzano i pozzi esplorativi. Il gas naturale viene estratto da un "pozzo" costituito da una tubazione che scende anche a 6-8 Km di profondità.

Il gas immagazzinato sottoterra ha una pressione di circa 1000 atmosfere. In superficie, alla testa del pozzo, viene messo un complesso di valvole detto "albero di Natale" che ne regola il flusso.

GASDOTTO

Il gas naturale viene trasportato fino ai luoghi di consumo attraverso un tubo detto "gasdotto o metanodotto". Esistono tubi di varie misure, con diametro superiore ai 120 cm come quelli che giungono dalla Russia e altri paesi fornitori. I vari tubi sono saldati tra loro e rivestiti di iuta e catramati, posati in uno scavo appositamente predisposto e poi ricoperti.

DISTRIBUZIONE

Dalla rete nazionale si diramano altre tubazioni più piccole, dette "diramazioni" che portano il gas alle grandi utenze industriali. Il metanodotto arriva anche alla periferia della città, dove viene "preso in consegna" dalla società che garantisce la distribuzione. Qui il gas subisce alcuni trattamenti:

- la pressione viene ridotta a livelli molto bassi;

- viene aggiunta una particolare sostanza odorizzante, che serve per avvertire eventuali fughe;

- in parte viene immagazzinato in appositi serbatoi metallici di grandi dimensioni detti gasometri che permettono di far fronte alla maggiore richiesta nelle ore di punta.

L'Italia estrae dal suo sottosuolo circa il 30% del metano che consuma. Il restante 70% arriva dall'estero, soprattutto da Olanda, Russia ed Algeria.

IMPIEGHI DEL METANO

Il gas naturale è il combustibile fossile più pregiato: è pulito, non contiene praticamente prodotti nocivi, bruciando non produce residui solidi e sostanze tossiche. Per questo viene utilizzato direttamente nelle case per cucinare, riscaldare gli ambienti. Viene utilizzato anche nel campo industriale: come combustibile per forni, per la fusione del vetro, la produzione del cemento, la cottura del pane, ecc.

Musica

Wolfgang Amadeus Mozart

La vita e le opere

Wolfgang Amadeus Mozart

Wolfgang Amadeus Mozart nacque a Salisburgo nel 1756; il padre, Leopold era musicista (maestro di cappella presso l'arcivescovo di Salisburgo) e fu lui a dare l'educazione musicale al piccolo Amadeus e sua sorella Nannerl. Mozart rivelò precocemente eccezionali doti musicali, tanto che a quattro anni già suonava il clavicordo e componeva minuetti. Leopold fece in modo di sfruttare al massimo le doti precoci dei due suoi figli; fece loro suonare alla presenza dell'imperatrice Maria Teresa suscitando lo stupore dei presenti. L'anno seguente, nel 1763, iniziò per i piccoli Mozart una tournèe attraverso Monaco, Mannheim, Francoforte, Bruxelles e molte altre città importanti tra cui Parigi, fino ad arrivare a Londra l'anno seguente. Durante questo periodo Mozart imparò a suonare anche il violino e l'organo, mentre al clavicembalo destava ammirazione come esecutore di composizioni in stile elegante. Durante questo viaggio Mozart ebbe la possibilità di inserirsi nei migliori ambienti culturali e musicali, in special modo a Parigi conobbe M. Grimm, d'Alambert, Diderot, J. Schubert e a Londra J. Ch. Bach e C. F. Abel. Queste esperienze arricchirono Mozart che poté apprendere nuove tecniche compositive. Nel 1767 i Mozart tornarono a Salisburgo e da questo momento il piccolo Amadeus cominciò a comporre ininterrottamente sino alla morte. Mozart già all'età di undici anni intraprese moltissimi viaggi a Vienna dove era conteso dalla nobiltà e il suo genio già suscitava invidie negli ambienti musicali. Intanto nel 1769 Mozart accompagnato dal padre si diresse in Italia e fece tappa nelle maggiori città suscitando sempre molta ammirazione. Un aneddoto avvenuto a Roma fece accrescere la sua fama di ragazzo prodigio. M. ascoltò nella cappella Sistina il miserere di Gregorio Allegri (la cui partitura era gelosamente custodita) e la riscrisse di sana pianta. Durante la permanenza in Italia ebbe lezioni da padre Martini a Bologna e conobbe molti musicisti tra cui Sammartini e Piccinni. Tornò a Salisburgo e intanto la sua attività compositiva non si fermava mai, arricchita dall'esperienza italiana e dalla conoscenza della tecnica del belcanto.

Nel 1772 morì l'arcivescovo che proteggeva Mozart e gli successe H. Colloredo con cui il musicista si scontrò in varie occasioni sino a quando nel 1777 decise di dimettersi dalla corte dell'arcivescovo e lasciò Salisburgo. Per vivere impartiva lezioni e componeva mentre studiava i musicisti che ascoltava durante le sue tappe a Monaco e Mannheim. Nel 1778 morì la madre Anna Maria e affranto dal dolore tornò a Salisburgo, ma nel 1781 decise di abbandonare definitivamente quella città per vivere a Vienna. Qui nel 1782 sposò Costanza Weber ed ebbe l'incarico dall'imperatore di scrivere un' opera. Mozart compose "Il ratto dal serraglio", poi si dedicò alla composizione di altri generi abbandonando il teatro per alcuni anni, fino a quando stretta amicizia con Lorenzo Da Ponte, (che divenne suo librettista) compose

"Le nozze di Figaro” e in seguito "il Don Giovanni" destinati ad un successo delirante. Nonostante il prestigio e la genialità del maestro, egli si trovava in condizioni economiche precarie oltre che in condizioni di salute non buone sin dall'infanzia. Ad aggravare tutto ciò fu la sopravvenuta morte del padre nel 1787.

Altre sventure portarono il maestro ad un deperimento fisico grave e a condizioni economiche disastrose; infatti M. rifiutò una buona offerta dell'imperatore F. Guglielmo II per restare fedele all'imperatore d'Austria che purtroppo morì e il suo successore Leopoldo II non mostrò alcun interesse per la musica. Tornato a Vienna M. compose "Il flauto magico" su testo di Schikaneder e cominciò il bellissimo "Requiem" che la tradizione narra commissionata da un uomo misterioso. Il Requiem rimasto incompiuto per la prematura ed improvvisa morte del maestro avvenuta nel 1791, venne terminato dall'allievo Sussmayr. Mozart venne sepolto in una fossa comune e le cause della morte rimasero misteriose: la leggenda narra che fu avvelenato da Salieri. Il catalogo mozartiano compilato nel 1862 da Ludwig Kochel (la cui iniziale K si trova davanti al numero d'opera) consta di 626 numeri d'opera, e spazia su tutti i generi musicali: dalla musica da camera alla sinfonia, al concerto per strumento solista, dalla musica sacra all'opera.

Corpo Movimento Sport

La Bandiera Olimpica

LA BANDIERA OLIMPICA

La bandiera olimpica è formata da cinque cerchi, che sono il simbolo più noto ed immediato del movimento olimpico, e vengono universalmente associati alle Olimpiadi.

Il significato

Secondo l'interpretazione ufficiale del CIO (comitato internazionale olimpico), i cinque cerchi rappresentano i cinque continenti. Il Preambolo della Carta Olimpica recita: "La bandiera olimpica presentata da Pierre de Coubertin fu adottata all'ingresso di Parigi del 1914. Include i cinque cerchi intrecciati che rappresentano l'unione dei cinque continenti e l'incontro degli atleti di tutto il mondo ai giochi olimpici." Inizialmente i cerchi erano disposti in modo diverso da quello attuale, in una sequenza orizzontale, come anelli di una catena. Ogni cerchio ha un diverso colore: blu, giallo, nero, verde, rosso. Pierre de Coubertin scelse questi cinque colori, più il bianco dello sfondo, perché all'epoca erano i colori utilizzati in tutte le bandiere del mondo. In questo modo la bandiera olimpica, raffigurante i cinque cerchi in campo bianco, avrebbe rappresentato tutte le nazioni del mondo.

Non è mai stato affermato in modo ufficiale che ogni singolo cerchio rappresenti uno specifico continente; nell'opinione pubblica si è però ormai consolidata l'associazione tra colore del cerchio e continente, secondo il seguente abbinamento convenzionale:

BLU: EUROPA NERO: AFRICA

GIALLO: ASIA

VERDE: OCEANIA ROSSO: AMERICA

La storia

I cinque cerchi apparvero per la prima volta nel 1913, nell'intestazione di una lettera scritta da De Coubertin. Li aveva disegnati e colorati lui stesso. Sempre quell'anno, il nuovo simbolo venne descritto nel numero di agosto della Rivista Olimpica. I cinque cerchi e la bandiera olimpica (un'altra idea di De Coubertin) furono presentati ufficialmente al Congresso Olimpico di Parigi nel 1914. Gli ideali di universalità e fratellanza simboleggiati dai cinque cerchi erano una proposta molto innovativa per l'epoca, l'inizio del XX secolo, in un clima mondiale sempre più teso e segnato da forti nazionalismi. Pochi mesi dopo scoppiò la prima guerra mondiale. Il conflitto impedì lo svolgimento delle Olimpiadi del 1916, e si dovette aspettare fino al 1920 per vedere sventolare la bandiera coi cinque cerchi in uno stadio olimpico.

I cinque cerchi comparvero per la prima volta sulle medaglie olimpiche nell'Olimpiade del 1924 a Parigi, ma non divenne un uso consolidato nelle Olimpiadi estive fino al 1976 a Montreal. Nella storia delle Olimpiadi invernali, invece, le medaglie hanno sempre avuto l'effige dei cinque cerchi.

Seguendo il crescente successo di pubblico delle Olimpiadi, aumentarono anche le applicazioni del simbolo dei cinque cerchi. Nel 1924 apparvero i primi souvenir con i cerchi olimpici, nell'Olimpiade invernale del 1928 il primo manifesto con la bandiera olimpica e nell'edizione estiva dello stesso anno i primi francobolli con i cinque cerchi. Attualmente l'uso dei cinque cerchi è strettamente regolamentato dal CIO. Di regola possono essere usati come parte dei loghi e dei segni distintivi dei Comitati Olimpici nazionali.

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Sarajevo 1914: attentato all'arciduca Francesco Ferdinando

Il 28 giugno 1914, a Sarajevo, l’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d’Austria, e sua moglie Sofia furono uccisi dal nazionalista serbo Gavrilo Princip (nella foto d’epoca, il momento del suo arresto). L'assassinio minò l’assetto delle potenze europee, già in grave crisi, e il fragilissimo rapporto dell’Austria con la Russia, grande protettrice della Serbia, diventando la miccia che avrebbe fatto divampare la prima guerra mondiale. Il 28 luglio infatti l’Austria-Ungheria, con l’appoggio dell’alleato tedesco, dichiarò guerra alla Serbia.

P. Ricasso, La vita, 1903

P. Ricasso, I saltimbanchi, 1905

P. Ricasso, %/01345789=@aç릔uc”¦N6N6/hØcºh"]€5?>*[pic]B*CJ4OJQJ^JaJ4ph3f)h"]€5?>*[pic]B*CJ4OJQJ^JaJ4ph3f#h"]€B*CJ4OJQJ^JaJ4ph3f=jhØcºh"]€B*CJ4OJ[?]QJ[?]U[pic]^J[?]aJ4mHnHph3fu[pic]#h"]€B*CJOJQJ^JaJLes Demoiselles d’Avignon, 1907

La Casa Bianca, Washington

La Statua della Libertà, New York

Il Golden Gate, San Francisco

Wolfgang Amadeus Mozart

In una delle sue opere più famose, Guernica, del 1937, Picasso volle descrivere gli orrori della guerra, con uno stile insieme sintetico e visionario, con estrema fermezza e intensa emotività. Il ricordo del villaggio basco distrutto dai bombardamenti si intravede in filigrana attraverso immagini di corpi lacerati, volti tesi in espressioni distorte, corpi di animali morenti, immersi in uno spazio dai contorni frammentari e indefiniti. La luce della lampada, parodia dell'occhio divino che contempla il mondo nell'iconografia classica, si diffonde gelida e drammatica in bagliori isolati, spezzando la penombra, con un effetto che richiama quello delle luci stroboscopiche. I toni monocromi del quadro, la sua caoticità, la stilizzazione tragica delle sue figure concorrono a delineare un'atmosfera disperata e angosciosa.

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