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PONTI DEL PASSATO − PONTI DEL PRESENTE 2012

Michele Colombo

L'italiano ottocentesco tra letteratura e uso: la diffusione dell’idioma nazionale.

1. «On parle toujours toscan aux étrangers mais dès que votre interlocuteur veut exprimer une idée énergique, il a recours à un mot de son dialecte» (Stendhal, Voyages en Italie) ‘Si parla sempre toscano con gli stranieri, ma non appena il vostro interlocutore vuole esprimere un’idea energica, ricorre a una parola del suo dialetto’.

2. «There is no pasturage near, and they [the cows] never go out [of the cow-house], but are constantly lying down, and surfeiting themselves with vine-leaves – perfect Italian cows enjoying the dolce far niente all day long. They are presided over, and slept with, by an old man named Antonio, and his son [...]. The old man is very anxious to convert me to the Catholic faith, and exhorts me frequently. We sit upon a stone by the door, sometimes in the evening, like Robinson Crusoe and Friday reversed; and he generally relates, towards my conversion, an abridgment of the History of Saint Peter – chiefly, I believe, from the unspeakable delight he has in his imitation of the cock» (Ch. Dickens, American Notes and Pictures from Italy) ‘Non c’è pascolo vicino, e [le mucche] non escono mai [dalla stalla], ma sono sempre stese per terra a rimpinzarsi di pampini − perfette mucche italiane che si godono il dolce far niente tutto il giorno. Le custodiscono, e dormono con loro, un vecchio di nome Antonio e suo figlio. Il vecchio è assai ansioso di convertirmi alla fede cattolica, e mi esorta frequentemente. Talvolta, la sera, sediamo su una pietra presso la porta, come Robinson Crusoe e Venerdì a rovescio, e Antonio di solito racconta, per convertirmi, un riassunto della storia di san Pietro − soprattutto, credo, per l’indicibile piacere che prova nell’imitare il gallo’.

3. «Tutte le sere appena arrivato L’omnibus al Caffè in piazza; un certo Pelegrini Giacomo Ricevitore dei Dazzi consumo, andò su la finestra del Caffè che guarda verso la piazza legge ad alta voce, in presenza a tutto il popolo; tutte le notizie della guerra; cioè il bollettino del giorno» (Gaetano Pasta, Libro di varie memorie).

4a. «Abbiamo esposto la carrozza e molte persone ci circondavano e ascoltavano con attenzione la lettura e le spiegazioni date loro dal Signor Calvino; la maggioranza degli astanti dicevano che volentieri avrebbero comprato dei libri se solo avessero saputo leggere» (Relazione di viaggio di Adolfo Mazzarini: Ravenna, 28 giugno 1883).

4b. «Esposta la carrozza biblica sulla piazza vicino al caffè. Subito fu attorniata da un buon numero di persone per la durata di alcune ore, sicchè potemmo fare molte letture e spiegazioni pubbliche che furono ascoltate di buon grado ed anche facemmo una vendita piuttosto buona. Eravamo coadiuvati da un uomo piuttosto avanzato di età, il quale prese la Bibbia, ne faceva lettura e spiegazione dalla tavola del caffè che era attorniato da un numeroso uditorio. Il sunnominato è chiamato qui lo stagnaro» (Relazione di viaggio di Adolfo Mazzarini: Porto S. Stefano, maggio 1885).

4c. «Vendetti una Bibbia ad un panettiere e passando per combinazione davanti al suo negozio vidi che la di lui moglie gliela leggeva, entrai, e mi trattenni con loro per circa un’ora ad istruirli sulle verità fondamentali in essa contenute» (Relazione di viaggio di Angelo Castioni: Trani, 30 marzo 1879).

5. «Prima del 1860 nel nostro paese imparare a leggere era la cosa più difficile [...] e pure tanti riuscivano a imparare. I nostri vecchi pastori in tutto che vivevano otto mesi nelle Puglie e il resto dell’anno sulla montagna, pure non erano tutti analfabeti. Nelle sere d’inverno, riuniti attorno a un gran foco si leggeva e tutti ascoltavano attentamente, e i libri preferiti erano l’Orlando innamorato, l’Orlando furioso, la Gerusalemme liberata, i Reali di Francia, il Guerrino Meschino e la Storia dei paladini di Francia e Paris e Vienna. [...] Dal 1890 per un ventennio fra i pastori che tutti sapevano leggere, si contavano molti lettori dei romanzi di Carolina Invernizio. Anche la Divina Commedia contava molti lettori fra i pastori parlando – chi aveva letto i poemi d’Omero e l’Eneide riusciva a capire qualche terzina dell’Inferno, il resto era come non averlo letto. Erano anche molto letti i romanzi storici. I Promessi sposi, Margherita Pusterla, Marco Visconti, la Battaglia di Benevento ed altri. Dal 1920 venne dei lettori la decadenza» (Testimonianza del pastore abruzzese Francesco Giuliani).

6. «Nei giorni di festa o la sera quand’han terminato il lavoro, entrando nelle loro casupole annerite dal fumo, non è raro il caso di trovarli tutti assorti nella lettura di qualche libro che li commuova o ne ecciti la fantasia. Nè fra i libri che più spesso rallegrano le lunghe veglie d’inverno e gli ozj domenicali dei nostri contadini vanno del tutto esclusi i capolavori della nostra letteratura; chè anzi alcuni di essi sono abbastanza conosciuti fra noi, come la Gerusalemme liberata che molti sanno a memoria ed anche l’Orlando innamorato, il Furioso, i melodrammi del Metastasio, le Satire del Giusti. Non ci si crederebbe! eppure in qualche rustico casolare dei nostri monti ho trovato perfino le traduzioni dell’Iliade e dell’Odissea, e qui a Tereglio nell’inverno dell’anno passato una pastora leggeva ogni sera in mezzo a un crocchio di popolani la Divina Commedia, aiutandosi a interpretarla col commento del Camerini. Più noti ancora e più diffusi sono gli antichi romanzi cavallereschi, come i Reali di Francia e Guerrino il Meschino, i quali esercitano tanta attrattiva sull’animo dei nostri campagnuoli, che spesso e volentieri essi ne traggono persino i nomi da mettere ai proprj figliuoli. Che dire poi di quei poemetti romanzeschi, di quelle leggende religiose, di quei contrasti morali, di quelle storie meravigliose di miracoli e di delitti, stese per la massima parte in ottave, che si vendono dai merciai o dai cantastorie ne’ giorni di fiera, in rozzi libercoli di poche pagine? Questa povera Letteratura a un soldo – come la battezzò Arturo Graf – accolta da tempo immemorabile con gran favore fra noi, prospera e fiorisce tuttora quassù nel Lucchese» (Giovanni Giannini, Teatro popolare lucchese).

7. «Nelle stagioni invernali [...] tutti mi volevano nella stalla per farsi raccontare qualche storiella. Colà raccoglievasi gente di ogni età e condizione, e tutti godevano di poter passare la serata di cinque ed anche sei ore ascoltando immobili il lettore dei Reali di Francia, che il povero oratore esponeva ritto sopra una panca, affinché fosse da tutti udito e veduto» (s. Giovanni Bosco, Memorie dell’oratorio).

8. «Le brutte giornate invernali nelle quali è impossibile l’attendere ad alcun lavoro, e soprattutto le lunghe sere [i contadini] le passano unitamente alle loro donne nelle stalle, dove i vecchi e i licenziati dal servizio militare si fanno a raccontare a modo loro la storia dei tempi passati, ed i meno ignoranti leggono qualche brano di libro il quale difficilmente non è altro che il Bertoldo e Bertoldino, I Reali di Francia o il Guerrino Meschino e simili» (Pietro Saglio, circondario di Pavia, Atti della giunta per la inchiesta agraria e sulle condizioni della classe agricola).

9. Nelle sere d’inverno passate dai contadini nelle stalle «gli uomini o attendono a qualche facile industria, come sarebbe la costruzione di cesti di vimini, di sedie, ecc. o più spesso stanno disoccupati divagando in oziose conversazioni o ascoltando la lettura del Guerrino, del Bertoldo, dei Reali di Francia, delle Mille e una notte. Notiamo però con piacere che da ultimo va diffondendosi la lettura di migliori e più sani libri, in causa specialmente delle annuali dispense che se ne fanno a titolo di premio ai giovanetti nelle scuole. I Promessi sposi sono fra questi ed oramai sono giunti ad occupare uno dei primi posti nelle biblioteche di quelle riunioni serotine» (Prefettura di Verona, Atti della giunta per la inchiesta agraria e sulle condizioni della classe agricola).

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