LUNEDÌ' 7 OTTOBRE 1985 ORE 15



CINQUE GIORNI ALL’INFERNO

La crisi politico-diplomatica

dell’Achille Lauro

LUNEDÌ 7 OTTOBRE 1985

ORE 15.05 - La radio costiera di Goteborg (Svezia) capta un messaggio SOS dall'Achille Lauro.

ORE 17.00 - L'ambasciatore italiano a Stoccolma Antonio Ciarrapico informa la Farnesina.

ORE 18.00 circa - La Farnesina informa la presidenza del Consiglio, il ministero della Difesa e la Marina. Al SISMI la notizia giunge da Palazzo Chigi.

Contemporaneamente il direttore generale dell'Emigrazione, Giulio di Lorenzo, chiama l'ambasciatore Giovanni Migliuolo al Cairo, il quale è ancora all'oscuro di tutto.

PIU’ TARDI - La Farnesina e il ministero della Difesa cercano invano un contatto radio con la nave italiana.

ORE 20.30 - L'addetto militare all'ambasciata italiana al Cairo, Giuseppe Cucchi, chiama la Farnesina per riferire la comunicazione delle autorità portuali di Porto Said: “Ci spiace informare che la motonave italiana Achille Lauro è sotto controllo palestinese”. L'ambasciata invia a Port Said l'addetto navale Paolo Pagnottella che installa una stazione radio di ascolto con la quale intercetterà, nei due giorni successivi, tutte le comunicazioni tra i sequestratori e la terraferma. Scatta l'allarme al ministero della Difesa. Il ministro Spadolini rientra a Roma da Milano con un aereo militare. Intanto alla Farnesina si insedia la prima Unità di crisi il cui compito sarà di tenere costantemente informati i parenti dei passeggeri e organizzare il rientro di quelli scesi a terra.

ORE 21.00 circa - Spadolini e Andrea Manzella informano il capo dello Stato Cossiga che si trova a Castelporziano. Contemporaneamente Manzella prende contatto a Palazzo Chigi con il sottosegretario Giuliano Amato, il quale rintraccia il presidente del Consiglio Craxi. Spadolini chiama il ministro degli Etseri Andreotti.

ORE 22.00 - Vertice al ministero della Difesa. Vi partecipano il capo di stato maggiore della Difesa Lamberto Bartolucci, gli ammiragli Vittorio Maruili, capo di stato maggiore della Marina e Fulvio Martini, direttore del SISMI, i generali Basilio Cottone e Luigi Poli, rispettivamente capo di stato maggiore dell'Aeronautica e dell'Esercito, il comandante dell'arma dei carabinieri. La riunione dura circa due ore.

Vengono posti in stato d'allerta tutti gli strumenti militari idonei ad operare per la protezione dei cittadini e dei beni italiani e stranieri implicati nella vicenda.

ORE 22.30 - Andreotti riesce a mettersi in contatto con il ministro di stato egiziano, Butros Ghali, il quale assicura che l'Egitto farà il possibile per aiutare il governo italiano. Da Palazzo Chigi Craxi chiama il primo ministro tunisino Mzali. Anche la Tunisia dichiara la sua disponibilità.

Intanto al ministero della Difesa si cominciano a mettere a punto i piani di intervento. Si prospetta anche l'ipotesi di un assalto alla nave (ma non si riesce a trovare, sul momento, la planimetria della nave).

Bisogna informare gli alleati dei movimenti di aerei e navi italiani e a tale scopo vengono contattati telefonicamente gli addetti militari italiani presso le ambasciate di Londra e di Washington.

ORE 23.00 - Spadolini si reca a Palazzo Chigi per incontrare Craxi e Andreotti. Sono presenti alla riunione, tra gli altri, il capo di stato maggiore della Difesa, gen. Bartolucci e il direttore del SISMI, amm. Martini. L'orientamento generale è quello di cercare di giungere ad una soluzione pacifica del dramma.

Andreotti chiama Yasser Arafat a Tunisi senza trovarlo.

ORE 23.30 - In risposta alla chiamata di Andreotti da Tunisi, l'OLP fa sapere: “Noi non siamo implicati, ma collaboreremo con la nobile Italia”.

MEZZANOTTE CIRCA - Si è messa in moto la macchina militare. Gli incursori del raggruppamento Teseo Tesei della Marina, di stanza in Liguria, vengono imbarcati su cinque elicotteri e trasportati a bordo dell'ammiraglia Vittorio Veneto, al largo delle coste della Sicilia. La nave riceve l'ordine di dirigersi verso l'Egitto. Levano l'ancora anche sei navi del gruppo Duilio: il cacciatorpediniere Libeccio è il primo ad entrare nelle acque egiziane, poco dopo la mezzanotte.

Dalla base di Livorno partono a bordo di quattro elicotteri pesanti HH-3F sessanta paracadutisti del 9° battaglione d'assalto Col Moschin, diretti alla base inglese della RAF di Akrotiri, a Cipro. La Gran Bretagna ne ha autorizzato l'uso per tutte le operazioni relative alla liberazione della nave. Intanto è stata richiesta l'autorizzazione delle autorità greche per lo scalo tecnico sul loro territorio. Arriverà alle 5 del mattino del giorno 8 ottobre.

A mezzanotte lascia il porto di Augusta anche il Perseo. I ricognitori dell'Aeronautica ricevono l'ordine di levarsi in volo alle prime luci dell'alba per individuare la posizione dell'Achille Lauro.

MARTEDÌ' 8 OTTOBRE 1985

ORE 01.00 - Gli Stati Uniti chiedono all'Italia di rivolgersi ad Arafat perché gli rilasci una dichiarazione pubblica sulla sua assoluta estraneità all'impresa terroristica.

ORE 01.30 - Vertice a Palazzo Chigi con Craxi, Andreotti e Spadolini. Si fa il punto sulle iniziative già adottate. Si chiede al SISMI una valutazione sul commando palestinese. Spadolini accenna alla possibilità di un intervento militare per liberare gli ostaggi: “E' una estrema ratio che tutti cerchiamo di scongiurare, speriamo in una soluzione politica del dramma”.

ORE 03.00 - Da Tunisi Arafat comunica a Craxi ed Andreotti che due suoi emissari, Mani El Hassan e Abul Abbas, stanno per raggiungere il Cairo e affiancheranno le autorità egiziane nelle trattative. Arafat comunica inoltre che, dalle prime notizie, sembra che il gruppo sia filosiriano.

ORE 04.00 circa - II SISMI invia copia della scheda su Abul Abbas a Palazzo Chigi, agli Esteri e alla Difesa. Il vero nome di Abbas è Mahmud Zaidan. Dalla scheda risulta che la lealtà di Abbas ad Arafat è perlomeno dubbia; ed inoltre che Abbas è uno dei capi guerriglieri più attivi ed avrebbe legami con l'Iraq Ci si interroga sui motivi che hanno spinto Arafat a designarlo come emissario.

ORE 05.00 - Tre aerei antisommergibili Breguet Atlantic del 41° stormo ricevono l'ordine di lasciare la base di Sigonella e di dirigersi verso la costa egiziana. Da Brindisi e da Ciampino partono quattro elicotteri di retti alla base di Akrotiri.

ORE 07.45 - Arafat conferma la condanna del sequestro e offre la sua piena disponibilità per arrivare a una soluzione incruenta.

ORE 09.00 - Lo stato maggiore dell'Aeronautica comunica che i suoi ricognitori non sono ancora riusciti a individuare la posizione dell'Achille Lauro.

ORE 10.45 - L'addetto navale Pagnottella dal Cairo e gli aerei di ricognizione comunicano a Roma di aver individuato la posizione dell'Achille Lauro. La nave è al largo di Damietta ed ha la prua a Nord. Non risponde alle chiamate. Ma vengono intercettati i suoi messaggi: i dirottatori chiedono la liberazione di cinquanta palestinesi detenuti in Israele e minacciano di uccidere gli ostaggi uno ad uno, cominciando dagli americani, se le loro richieste non verranno accolte.

La nave verrà poi persa e di nuovo avvistata poco prima delle 13. Sta dirigendosi verso le coste siriane.

MATTINATA - Andreotti incontra gli ambasciatori dei paesi che hanno offerto la loro solidarietà all'Italia, incontra anche l'ambasciatore di Israele, Ronn. Questi informa Andreotti che Israele non è disposta a trattare e che dei 50 palestinesi di cui viene chiesta la liberazione, 19 appartengono a Forza 17, la guardia personale di Arafat.

ORE 11.30 - L'ambasciatore americano Rabb si reca a Palazzo Chigi dove incontra il consigliere diplomatico di Craxi, Antonio Badini, al quale consegna un messaggio di Reagan. Gli Stati Uniti si dichiarano pronti a fornire tutta l'assistenza che venisse richiesta dall'Italia, ma chiedono all'Italia di non intraprendere alcun negoziato con i terroristi.

ORE 13.00 - Riunione a Palazzo Chigi. Nel frattempo l'OLP ha comunicato che i sequestratori dell'Achille Lauro fanno parte di un gruppo anti-Arafat molto violento e determinato. Andreotti viene autorizzato a sollecitare un intervento anche della Siria.

Da Damasco il governo siriano informa Andreotti che i dirottatori hanno chiesto di entrare nel porto di Tartous. La Siria si dichiara disposta ad autorizzare l'attracco, ma chiede all'Italia e agli Stati Uniti l'impegno di aprire un negoziato diretto con i palestinesi a bordo dell'Achille Lauro. Damasco chiede una risposta per le 15.

ORE 15.00 circa - Si apprende che, secondo comunicazioni radio dei dirottatori, intercettate, sarebbero stati uccisi due passeggeri.

ORE 16.30 - Craxi informa Damasco che l'Italia non accetta il negoziato e chiede che non si autorizzi l'attracco. Il “no” italiano è dettato essenzialmente da due elementi: la posizione di Reagan e il fatto che l'oggetto del negoziato riguarderebbe comunque Israele e non l'Italia.

Badini intanto ha comunicato la decisione italiana a Rabb.

ORE 17.20 - Migliuolo informa l'addetto militare dell'ambasciata italiana al Cairo che un passeggero americano della nave sarebbe stato ucciso. La fonte sono le stesse intercettazioni radio già note a Roma. Le notizie su quanto sta accadendo si accavallano tra conferme e smentite.

ORE 18,30 - Andreotti e Spadolini riferiscono alla Camera sugli eventi della giornata. Andreotti accenna alla notizia circolata nelle ultime ore secondo la quale un passeggero americano sarebbe stato ucciso, notizia “in un primo tempo confermata dalle autorità siriane le quali però, successivamente, hanno usato nei confronti di essa espressioni di maggiore cautela”.

ORE 19.25 - Andreotti rintraccia il ministro degli Esteri siriano a Praga, dove è in visita di Stato, con il presidente Assad. Quest'ultimo parla personalmente con Andreotti e gli dice che la Siria non è in alcun modo implicata nell'atto terroristico ed è pronta a condannare pubblicamente il sequestro. Assad assicura che imporrà analoga sconfessione al leader estremista del Fronte popolare, George Habbash.

ORE 21.00 - Nuovo vertice nell'ufficio di Craxi a Palazzo Chigi. Migliuolo telefona dal Cairo per dire che il ministro degli Esteri egiziano Meguid chiede all'Italia e agli altri paesi interessati se siano disposti ad aprire un contatto con i dirottatori se, come sembra probabile, l'Achille Lauro attraccherà a Port Said.

MERCOLEDÌ' 9 OTTOBRE 1985

ORE 02.00 circa - Mentre a Palazzo Chigi Craxi, Forlani, Andreotti e Spadolini esaminano la situazione, giunge Rabb che chiede di poter parlare a quattrocchi con Craxi. Lo informa di aver saputo che i sequestratori hanno l'intenzione di uccidere, l'indomani, un ostaggio ogni ora e che gli americani hanno preparato un piano d'intervento militare, che diventerà operativo la notte, da lì a poche ore. Craxi fa notare che la nave è una nave italiana e informa Rabb che il governo italiano ha sin dal primo momento considerato la possibilità di un intervento militare in caso di assoluta necessità e che allo scopo ha già predisposto gli uomini ed i mezzi. Informa tuttavia l'ambasciatore del fatto che il governo italiano non ha le sue stesse informazioni sul precipitare degli eventi e, ritiene che si debbano ancora ricercare vie d'uscita non cruente. Nel caso estremo di ricorso alla forza, Craxi avrebbe sottoposto il problema alla decisione del governo. Nulla, tuttavia, doveva avvenire senza una stretta consultazione e concertazione. Infine Craxi suggerisce a Rabb di trasmettere un messaggio di prudenza al governo di Washington, tenendo conto dell'alto coefficiente di rischio, in termini di vite umane, che avrebbe potuto comportare un'azione militare. Craxi e Rabb convengono quindi di aggiornare le valutazioni per l'indomani mattina.

La riunione a Palazzo Chigi riprende subito dopo. Si stabilisce inoltre che, se dovesse essere un'operazione militare, questa dovrà essere guidata da un comandante italiano, con la partecipazione non solo degli americani ma anche delle SAS, squadre d'assalto inglesi. Viene tuttavia ribadito che bisogna mirare innanzitutto a una soluzione pacifica, e che è necessario avviare, appena possibile, un dialogo con i dirottatori, anche per guadagnare tempo.

ORE 04.00 circa - II ministro degli Esteri egiziano sveglia Andreotti per comunicargli che l'Achille Lauro sta effettivamente dirigendosi verso l'Egitto e per sapere se l'Italia vuole aprire un canale di collegamento con i terroristi.

ORE 06.00 circa - Craxi autorizza il contatto, precisando che a negoziare dovrà essere l'OLP, con l'assistenza delle autorità militari egiziane, alle quali i terroristi dovranno arrendersi.

ORE 08.32 - II generale Abd El Rahman, vice comandante del military intelligence del Cairo, comunica all'addetto militare dell'ambasciata italiana che a bordo nessuno è stato ucciso e che le precedenti notizie (sulla uccisione di uno o due ostaggi americani) erano state diffuse ad arte per indurre i siriani a negoziare.

MATTINATA - La stampa pubblica informazioni dettagliate sulle operazioni militari decise dal governo, ivi inclusi i movimenti di navi ed aerei e il trasferimento ad Akrotiri dei paracadutisti del Col Moschin.

Il quotidiano La voce repubblicana attacca la politica mediterranea del governo, accusata di eccessivo filoarabismo.

Dal Cairo si appresta a partire per Port Said l'ambasciatore Migliuolo, autorizzato ad aprire il contatto (ma non la trattativa) con l'OLP.

ORE 10.00 - Arafat telefona a Craxi e promette il suo impegno affinchè i terroristi giungano rapidamente alla resa. Il leader dell’OLP afferma: “Posso anticiparle che abbiamo elevata fiducia circa la positiva conclusione della vicenda entro la giornata di oggi”. Poi invita il governo italiano a far pressione su Washington per la liberazione di almeno qualche detenuto palestinese da parte delle autorità israeliane.

Craxi risponde che non intende esercitare pressioni su americani e israeliani, anche perché non ricorrono le condizioni per avviare i relativi sondaggi.

ORE 12.00 - Da Tunisi l’OLP fa sapere al governo italiano di non considerare vincolante la condizione posta da Arafat.

ORE 14.35 - I dirottatori informano gli egiziani che intendono arrendersi.

ORE 15.00 - II governo italiano informa le autorità egiziane di non essere contrario, qualora le circostanze lo rendessero necessario, alla concessione di un salvacondotto ai dirottatori, a condizione che a bordo non siano stati compiuti atti di violenza perseguibili sulla base della legge penale italiana.

ORE 15.30 - Le autorità egiziane comunicano che l'Achille Lauro è stata effettivamente rilasciata e che tutte le persone a bordo sono in buone condizioni di salute. I dirottatori sono stati consegnati ai rappresentanti dell'OLP e hanno lasciato l'Achille Lauro a bordo di un rimorchiatore egiziano.

ORE 16.20 - La Farnesina riesce a stabilire un contatto radio-telefonico con il comandante dell'Achille Lauro, De Rosa, il quale conferma di avere ripreso il pieno controllo della nave che si trova alla fonda a 15 miglia da Port Said. De Rosa conferma, inoltre, che tutti i passeggeri e i membri dell'equipaggio stanno bene, tranne un marinaio leggermente ferito (in un incidente non connesso al sequestro).

ORE 16.45 - La Farnesina comunica a Palazzo Chigi il contenuto del colloquio con il comandante.

ORE 18.10 - Craxi, prima di incontrare i giornalisti per una conferenza stampa, decide di parlare direttamente con De Rosa. “Lei mi assicura che non vi è stata violenza a bordo?”. De Rosa risponde che tutto procede bene, ma che è “scomparso” un passeggero, Leon Klinghoffer, un uomo di cui i terroristi gli hanno consegnato il passaporto, dicendogli di averlo ucciso e gettato in mare. “Il comandante - dirà Craxi alla Camera il 17 ottobre - non mi da l'assoluta certezza, ma dalle indicazioni che trasmette emerge chiaramente il fatto che il cittadino americano è stato drammaticamente ucciso e gettato in mare”.

ORE 20.00 circa - Rientrato nel suo ufficio con Badini dopo la conferenza stampa, Craxi dispone per la richiesta dell'estradizione dei dirottatori.

ORE 20.55 - Su richiesta del ministero della Difesa italiano, il gen. Rahman riafferma che non vi sono stati morti a bordo.

ORE 23.30 - La Farnesina inoltra un messaggio urgente all'ambasciatore Migliuolo che si trova a bordo dell'Achille Lauro. Si chiede che venga immediatamente aperta un'inchiesta sull'uccisione di un passeggero di cittadinanza americana.

GIOVEDÌ' 10 OTTOBRE 1985

MATTINATA - Craxi invia a Reagan una lettera personale in cui esprime cordoglio per la morte di Leon Klinghoffer e assicura che l'Italia non tralascerà nulla per consegnare i dirottatori alla giustizia.

In un messaggio fatto recapitare a Palazzo Chigi dall'ambasciata americana “il governo americano auspica che il governo italiano adoperi il suo rapporto con Arafat per insistere sull'estradizione dei dirottatori in Italia per esservi giudicati”.

Da Washington, l'ambasciatore Petrignani informa che il sottosegretario Armacost gli ha espresso la soddisfazione americana per la richiesta di estradizione presentata dall'Italia e gli ha comunicato che Washington avrebbe gradito che l'Italia usasse i suoi buoni rapporti con Arafat per indurlo a consegnare gli assasini di Klinghoffer a un governo in grado di processarli. Petrignani precisa che gli Stati Uniti si propongono di chiedere l'estradizione all'Egitto.

Diverso il tenore di altre notizie provenienti da Washington. Il portavoce di Reagan, Larry Speakes, critica la consegna dei dirottatori all'OLP e il portavoce del Dipartimento di Stato annuncia che gli Stati Uniti “si riservano il diritto di dare essi la caccia ai dirottatori e di sottoportii a processo”.

ORE 22.30 - Aerei ignoti entrano nei radar della base di Sigonella.

ORE 23.30 circa - L'ambasciatore egiziano a Roma, Jahia Rifaat, chiama Luigi Cavalchini, capo di gabinetto di Andreotti, chiedendo l'autorizzazione a far atterrare un aereo in missione ufficiale all’aereoporto di Ciampino. E' il Boeing 737 dell'Egypt air, con a bordo i quattro dirottatori e Abu Abbas. Le autorità tunisine hanno rifiutato di autorizzare l'atterraggio sul loro territorio.

ORE 23.40 - Il comando USA della base di Sigonella informa il comando italiano della stessa base che sono in arrivo e atterreranno tra breve un aereo di linea e due aerei militari.

ORE 23.45 - Andreotti chiama l'ambasciatore egiziano per comunicargli che l'aereo è autorizzato ad atterrare a Ciampino.

ORE 23.50 - Reagan telefona a Craxi (il quale si trova nell'appartamento al 3° piano di palazzo Chigi) per informarlo che i dirottatori sono a bordo di un Boeing dell'Egypt air che quattro caccia F-14 americani hanno intercettato e obbligato a dirigersi verso l'Italia. Reagan chiede che il Boeing e i caccia americani vengano autorizzati ad atterrare alla base di Sigonella. Craxi acconsente.

ORE 24.00 circa - Schultz chiama Andreotti, manifestandogli l'intenzione americana di trasportare i dirottatori dell'Achille Lauro negli Stati Uniti per sottoporli a processo. Andreotti risponde che il governo italiano non può sovrapporsi ai poteri della magistratura italiana che ha giurisdizione su delitti commessi a bordo di una nave italiana.

VENERDÌ' 11 OTTOBRE 1985

POCHI MINUTI DOPO MEZZANOTTE - Appena conclusasi la telefonata con Reagan, Craxi chiama l'amm. Martini (SISMI) perché venga allertato il comando italiano di Sigonella. Martini chiama Bertolucci (capo stato maggiore Difesa). Questi a sua volta chiama il gen. Cottone (Aeronautica), il quale a sua volta trasmette il messaggio al col. Annicchiarico, comandante della base di Sigonella.

Inoltre Craxi convoca Giuliano Amato e chiama al telefono Andreotti il quale, nel frattempo, ha parlato con l'ambasciatore egiziano, autorizzando l'atterraggio a Ciampino.

ORE 00.16 - II Boeing dell'Egypt air e due C-141 della Delta Force atterrano a Sigonella. Il Boeing viene subito circondato da venti carabinieri e trenta avieri in servizio di leva della vigilanza aeronautica militare (VAM), cioè praticamente dalle sole forze italiane presenti alla base. Ma il col. Annicchiarico intanto ha avvertito la procura di Siracusa e il comandante del gruppo carabinieri di Catania che ha, a sua volta, chiamato il comandante del gruppo carabinieri di Siracusa.

Dai C-141 scendono il gen. Steimer e cinquanta militari della Delta Force che si dispongono intorno al cerchio che VAM e carabinieri hanno formato intorno al Boeing. Steimer dice ad Annicchiarico che ha ordini della Casa Bianca di prendere in consegna i dirottatori dell'Achille Lauro che si trovano a bordo dell'aereo. Annicchiarico gli risponde che non può farlo.

ORE 00,25 - Il segretario alla Difesa americano, Gaspar Weinberger, telefona a Spadolini e gli spiega la situazione. Chiede che il gen. Steimer venga autorizzato a eseguire gli ordini ricevuti.

ORE 01.00 circa - William Casey, direttore della CIA, chiama l'amm. Martini.

L'Attorney General Edwin Meese III chiama il ministro dell’Interno Scalfaro.

ORE 01.30 - La Casa Bianca chiama nuovamente Palazzo Chigi. Chi parla informa Craxi che il presidente Reagan vuole i quattro dirottatori perché vengano processati negli Stati Uniti. Craxi risponde che l'Italia ha la giurisdizione del caso e che i quattro verranno presi in consegna dalle forze italiane.

Intanto, alla base di Sigonella, il gen. Steimer, che continua a tenersi in contatto radio con Washington, ha chiesto di parlamentare. Scendono a terra il comandante dell'aereo e un diplomatico egiziano, Zeid Imad Hamed. I colloqui avvengono in presenza di Annicchiarico.

Arrivano alla base i comandanti dei carabinieri di Catania e Siracusa. Gli avieri vengono sostituiti dai carabinieri.

ORE 02.00 - Schultz chiama Andreotti e lo informa che, secondo la legge americana, i quattro dirottatori possono essere processati negli Stati Uniti. Andreotti gli conferma la posizione italiana.

ORE 02.30 - A Sigonella, il diplomatico egiziano Zeid Imad Hamed dichiara di acconsentire a far scendere dall'aereo tutti i passeggeri e a consegnare i quattro dirottatori ai carabinieri. Steimer chiama la Casa Bianca che gli conferma gli ordini precedenti. Alla sua ennesima richiesta che gli vengano consegnati i quattro, gli viene nuovamente opposto un rifiuto. Intanto è arrivato a Sigonella il sostituto procuratore di Siracusa, Roberto Pennisi.

ORE 03.30 - Reagan chiama Craxi e gli parla personalmente attraverso un interprete. La conversazione dura oltre venti minuti. Il presidente americano comunica a Craxi il proprio desiderio di trasferire negli Stati Uniti i dirottatori ed assassini di Leon Klinghoffer per sottoporli a regolare processo. Craxi ribadisce la posizione italiana. Reagan prende atto di tale posizione e preannuncia l'intenzione del governo americano di chiedere l'estradizione dei quattro, sulla base del trattato vigente in materia tra Stati Uniti e Italia. Infine Reagan chiede che vengano arrestati anche i due dirigenti palestinesi che si trovano a bordo dell'aereo. Craxi risponde che farà accertamenti.

ORE 03.55 circa - Badini contatta Rabb e gli conferma la posizione italiana, chiedendo che gli americani non insistano. I quattro dirottatori saranno arrestati, i due dirigenti palestinesi per il momento vanno considerati ospiti, seppure vigilati.

ORE 04.00 circa - Palazzo Chigi contatta l'ambasciatore egiziano a Roma e lo informa della intenzione del governo italiano di prendere in custodia, a fini giudiziari, i quattro dirottatori e di far scendere dall'aereo anche i due dirigenti palestinesi che sarebbero stati trattati come “ospiti a fini testimoniali”.

Gli egiziani acconsentono alla prima richiesta, ma non alla seconda, arguendo che le due persone debbono essere considerate ospiti del governo egiziano il quale si ritiene responsabile della loro sicurezza, ed inoltre che, poiché i due si trovano in Italia contro la loro volontà e si rifiutano di lasciare l'aereo, è assolutamente da escludersi che vengano costretti a farlo.

A Sigonella Steimer informa il comando italiano di aver ricevuto l'ordine di ritirarsi.

ORE 04.15 - I militari americani risalgono sui due C 141 che poco dopo decollano.

Steimer rimane a terra con tre ufficiali e cinque militari addetti al collegamento via radio, per verificare la consegna dei quattro terroristi alle unità italiane.

Il comandante dell'aereo e il diplomatico egiziano risalgono a bordo del Boeing.

Intanto al Cairo le autorità egiziane bloccano l'Achille Lauro nella rada di Port Said quando già si è diffusa la notizia che la nave si accinge a ripartire per continuare la crociera. “Anche le nostre autorità giùdiziarie debbono indagare”, viene spiegato all'ambasciatore Migliuolo e si lascia intendere che la nave verrà trattenuta fino a quando non verranno chiarite le intenzioni del governo italiano nei confronti dell'aereo dell'Egypt air e dei due “ospiti” palestinesi.

ORE 06.00 - Dal Boeing scendono i quattro dirottatori. Gli altri passeggeri chiedono di poter ripartire.

I quattro vengono condotti alla caserma della Stazione dei carabinieri dell'aeroporto. Non hanno documenti.

Su richiesta di Pennisi, il comandante dell'aereo e il diplomatico egiziano Imad Hamed rilasciano una dichiarazione in cui affermano che i quattro uomini scesi dal l'aereo sono effettivamente i dirottatori della Achille Lauro.

Viene compilato il verbale di fermo. Viene altresì accertata l'identità dei terroristi. I quattro vengono fotografati e le foto saranno successivamente inviate al Cairo (via il comando generale dei carabinieri a Roma e di qui all'ambasciata italiana al Cairo) dove i passeggeri della nave sequestrata potranno confermare che trattasi effettivamente dei quattro dirottatori.

ORE 07.30 circa - Pennisi, che è stato raggiunto dai sostituti procuratori Ettore Costanzo e Dolcino Favi, comincia gli interrogatori. Ai palestinesi viene assicurata la presenza di un interprete e di un avvocato.

L'aereo non può decollare finché i quattro non siano stati effettivamente riconosciuti.

Il generale Steimer, innervosito per il protrarsi della procedura di riconoscimento, chiama via radio Washington e Il Cairo e annuncia che un aereo partirà tra breve dal Cairo per portare a Sigonella un gruppo di turisti dell'Achille Lauro, i quali potranno identificare con certezza i quattro arrestati.

ORE 08.30 circa - L'ambasciatore egiziano a Roma Rifaat viene ricevuto a palazzo Chigi da Badini. Chiede l'immediato rilascio dell'aereo con tutti i suoi occupanti (eccezion fatta per i quattro dirottatori) e ribadisce che i due dirigenti dell'OLP che si trovano a bordo sono sotto la protezione del proprio governo. Badini fa notare che gli Stati Uniti hanno preso atto dell'impegno italiano a fare accertamenti sui due e che è quindi opportuno fare tali accertamenti, per riportare tutta la vicenda in un quadro di chiarezza e di legalità, nell'interesse di tutte le parti.

Badini inoltre respinge la comunicazione verbale fattagli da Rifaat che il governo egiziano non consentirà alla partenza dell'Achille Lauro fino a quando il Boeing dell'Egypt air non sarà rientrato al Cairo.

ORE 11.00 - Craxi riceve Rabb. Sono presenti anche il sottosegretario Amato e il ministro Holmes dell'ambasciata USA. Rabb porta ufficialmente i ringraziamenti di Reagan per il consenso italiano all’atterraggio e per aver operato affinchè i dirottatori venissero effettivamente consegnati alla giustizia. Poi aggiunge che gli Stati Uniti chiederanno comunque, per le normali vie giudiziarie, l'estradizione dei quattro, intendendo processarli per l'omicidio di Klinghoffer.

Per quanto riguarda i due dirigenti dell'OLP, Rabb conferma la già affermata volontà americana di assicurarli alla propria giustizia. Craxi ricorda a Rabb la posizione egiziana in merito e osserva che, qualora si configurasse una responsabilità dei due in reati connessi al sequestro dell'Achille Lauro, questi reati ricadrebbero nella giurisdizione italiana.

ORE 12.00 circa - L'ambasciata egiziana comunica a Palazzo Chigi che acconsente a che vengano raccolte le dichiarazioni di Abu Abbas. Ribadisce tuttavia che Abbas non è assoggettabile ad alcun tipo di interrogatorio, né può essere messo a disposizione della magistratura. Il colloquio sarà consentito solo a bordo dell'aereo e solo con un diplomatico (non un magistrato) delegato dal governo italiano.

Craxi delega il proprio consigliere diplomatico. Badini si recherà a Sigonella accompagnato dall'amm. Martini e da un rappresentante dell'OLP a Roma, Al Afiak.

ORE 16,30 - Badini arriva a Sigonella. Imad Hamed scende dall'aereo e parla con Al Afiak, dopodiché Badini è autorizzato a salire a bordo. Parlando con Badini, Abbas conferma la versione ufficiale di Arafat su come si sono svolti i fatti, conferma in particolare il proprio ruolo di mediazione, che egli definisce decisivo.

Osserva che non sempre è facile per l'OLP, a causa del deterioramento della situazione mediorientale, mantenere l'assoluto controllo di tutti i gruppi e frazioni che si riconoscono nell'organizzazione.

Abbas dichiara di non comprendere le ragioni della prolungata sosta dell'aereo in territorio italiano ed esprime la fiducia che le difficoltà insorte – che egli comunque non attribuisce all'Italia - possano essere al più presto superate.

Dopo aver lasciato l'aereo, Badini riferisce ai magistrati presenti la conversazione avuta con il leader palestinese.

ORE 17.30 - Craxi in una conferenza stampa spiega quali sono state le ragioni del comportamento italiano in particolare per quel che concerne le trattative, il tentativo di mediazione per la liberazione degli ostaggi e il consenso italiano all’atterraggio dell'aereo egiziano a Sigonella.

Il Boeing dell'Egypt air viene autorizzato a rifornirsi di carburante e viveri.

Intanto sono arrivati a Sigonella, da Roma, un funzionario dell'FBI e un magistrato della procura militare americana.

Arrivano a Roma i magistrati di Genova, Carli e Meloni, cui spetta l'indagine dopo che è stato accertato che i dirottatori si sono imbarcati a Genova. In attesa che la Cassazione risolva il conflitto di competenze (verrà risolto a fine mese), i magistrati delle procure di Genova e di Siracusa collaborano di buon accordo. In seguito, dopo la decisione della Cassazione, la procura di Siracusa deciderà di aprire un'altra inchiesta, su quanto avvenuto specificamente a Sigonella.

ORE 18.15 circa - Craxi riceve Rifaat e gli propone che l'aereo venga fatto venire a Roma. Rifaat acconsente a condizione che esso venga scortato.

Craxi chiede al procuratore capo di Genova l'autorizzazione a far partire l'aereo non appena completate le procedure di identificazione.

Il segretario generale della Farnesina, Renato Ruggiero, chiama Holmes per avvertirlo.

ORE 20.00 circa - Su richiesta della questura di Roma - che vuole definire i particolari del trasferimento dell'aereo e dei passeggeri - ha luogo una riunione presso l'ufficio del capo della segreteria politica di Craxi, Gennaro Acquaviva. Sono presenti il sottosegretario Amato, il capo del cerimoniale Bottiglieri, l'ambasciatore Rifaat.

ORE 20.20 - Badini telefona a palazzo Chigi da Sigonella. I dirottatori sono stati identificati, i magistrati hanno autorizzato la partenza.

ORE 22.00 - II Boeing parte.

ORE 22.03 - Da Sigonella decolla un aereo (sul momento identificato come un F 14) non autorizzato. Il pilota non risponde alle richieste di identificazione della torre di controllo, né a quelle di quattro F 104 dell'Aeronautica italiana che scortano il Boeing.

ORE 22.40 - Spadolini chiama Craxi e lo informa che un aereo militare americano, a bordo del quale è il generale Steimer, si è levato in volo senza autorizzazione e sta seguendo il Boeing egiziano.

Ruggiero chiama Holmes e definisce inaccettabile il comportamento americano. Chiede scuse formali.

ORE 23.10 - II Boeing atterra a Ciampino. Intanto l'aereo non identificato che lo aveva seguito spegno le luci, vola basso appena pochi metri sopra le abitazioni per sfuggire ai radar, infine chiede l'atterraggio che la torre di controllo gli rifiuta. L'aereo allora dichiara l'emergenza (di carburante), spegne la radio e atterra, va a parcheggiare non lontano dal Boeing. E' un T 39 dell'aeronautica americana con a bordo Steimer.

I passeggeri scendono dal Boeing. Due vetture con targa diplomatica li prendono a bordo e ripartono immediatamente dirette all'Accademia d'Egitto. Secondo una versione, tra di essi si troverebbero i due dirigenti dell'OLP. Secondo un'altra versione i due sarebbero rimasti a bordo del Boeing.

SABATO 12 OTTOBRE 1985

ORE 05.30 - John Holmes si reca all'abitazione del capo di gabinetto del ministro della Giustizia, Salvatore Buda, per consegnargli la richiesta di arresto provvisorio di Abu Abbas in attesa di valutare l'estradizione in base alle prove che verranno fornite a brevissima scadenza.

Pochi minuti dopo, Buda chiama il ministro della Giustizia Martinazzoli che si trova a Chianciano.

ORE 06.00 - Holmes consegna copia della richiesta a un funzionario di palazzo Chigi.

ORE 08.00 - Arrivano a palazzo Chigi tre funzionari del ministero della Giustizia: lo stesso Buda, Rocco Palamara, capo dell'ufficio estradizioni e il direttore generale degli affari penali Piero Calla. Poco dopo arrivano a palazzo Chigi alcuni alti ufficiali dello stato maggiore della Difesa.

ORE 10.00 - Craxi chiama Andreotti per informarlo della richiesta americana e per chiedergli di esaminare attentamente la situazione.

ORE 11.00 circa - Craxi chiama di nuovo Andreotti per dirgli che non si sente bene e per pregarlo di recarsi in sua vece a palazzo Chigi. Inoltre lo informa di essere stato chiamato da Spadolini che si trova a Milano.

Spadolini chiede che si accerti con assoluta sicurezza il riconoscimento dei dirottatori prima di prendere qualsiasi decisione sull'aereo egiziano.

Andreotti chiama Migliuolo. L'ambasciatore gli dice che almeno 21 passeggeri dell'Achille Lauro hanno riconosciuto i quattro dirottatori nelle foto inviate da Sigonella.

L'ambasciatore Rifaat informa la Farnesina che le dieci guardie armate a bordo del Boeing hanno ricevuto l'ordine di difendere in tutti i modi l'inviolabilità dell'aereo.

Dalla procura di Siracusa parte una richiesta alla procura di Roma perché ottenga dichiarazioni dirette da Abu Abbas.

Il procuratore capo di Roma affida l'incarico al sostituto procuratore Franco Ionta. Ionta chiama la Digos e viene informato che i passeggeri del Boeing si trovano all'Accademia egiziana.

ORE 12.15 - Andreotti raggiunge Palazzo Chigi.

ORE 13.00 - Il parere degli esperti del ministero della Giustizia viene recapitato a Palazzo Chigi. E' fìrmato dal ministro Martinazzoli. Dice: “II ministero ritiene che la richiesta di arresto provvisorio non contenga sostanziali elementi secondo i criteri che la legge italiana fissa per l'acquisizione delle prove e il giudizio sulla loro evidenza”. E' Andreotti il primo a riceverlo.

ORE 13.15 circa - Il contenuto del documento del ministero della Giustizia viene comunicato con una nota verbale all'ambasciatore americano Rabb. L'ambasciatore dichiara di non poter condividere le conclusioni della magistratura italiana. Annuncia un supplemento di documentazione.

Craxi telefona a Spadolini e lo informa della decisione di Martinazzoli.

Spadolini chiede che ogni decisione sia subordinata a una decisione collegiale del gabinetto.

ORE 13.30 - II sostituto procuratore Ionta si reca all'Accademia egiziana accompagnato da un funzionario della Digos. Gli dicono che non c'è nessuno e di tornare dopo le ore 17.

ORE 14.15 circa - Rabb fa pervenire a Palazzo Chigi il supplemento di documentazione già annunciato: è un elenco di attentati terroristici (di fonte israeliana) nei quali si sospetta che Abbas abbia avuto un ruolo.

Rabb trasmette anche un nuovo messaggio di Reagan a Craxi. Reagan si dice sorpreso della decisione della magistratura italiana che, contrariamente a quella americana, giudica insufficienti le prove fornite. Afferma che una decisione eventuale di far partire Abbas non sarebbe conforme al trattato di estradizione in vigore tra i due paesi. Assicura che fornirà ulteriori prove della colpevolezza di Abbas e nel frattempo chiede a Craxi di esercitare tutta la sua autorità per trattenere il leader palestinese.

Spadolini chiama Amato, preannunciandogli l'intenzione di chiedere una consultazione collegiale del governo sulla decisione relativa ad Abbas.

ORE 14.45 - Andreotti e Craxi si parlano al telefono e concordano che il Boeing può ripartire. Subito dopo, Andreotti lascia Palazzo Chigi, mentre Craxi parte per Milano. Spadolini non viene informato.

ORE 15.00 - Renato Ruggiero comunica a Rabb e a Rifaat la decisione del governo italiano.

ORE 15.20 - In un comunicato stampa da Milano Spadolini dichiara di avere chiesto una consultazione collegiale del governo.

ORE 15.30 circa - Dall'Accademia egiziana equipaggio e passeggeri fanno sapere a Palazzo Chigi che non intendono ripartire senza il permesso esplicito del presidente Mubarak.

ORE 16.00 - Rifaat si reca a Palazzo Chigi dove, dall'ufficio di Amato, telefona al Cairo. Poco dopo arriva una chiamata di Mubarak che dice di temere una nuova intercettazione da parte degli americani e pertanto non autorizza la partenza del Boeing. Chiede a Rifaat di allestire un nuovo piano.

ORE 17.00 - Rifaat chiama, sempre dall'ufficio di Amato, il gen. Cavanenghi, vicecapo di gabinetto di Spadolini, chiedendogli una scorta aerea (eventualmente per un aereo diverso dal Boeing al fine depistare eventuali intercettatori). Cavanenghi si riserva una risposta.

Poco dopo Rifaat è raggiunto a Palazzo Chigi dal capo dell'ufficio romano dell'OLP, Fuad Bitar.

Intanto Ionta si è ripresentato all'Accademia, dove gli viene risposto che i passeggeri del Boeing sono ripartiti, ma non gli viene detto per dove. Ionta apprende dalla Digos che i passeggeri si sono recati a Ciampino. Decide di recarsi a Ciampino. Quando vi giungerà apprenderà che l'aereo nel frattempo si è spostato a Fiumicino.

ORE 17.45 circa - Rifaat e Bitar informano Amato di aver deciso che Abbas e il suo compagno si imbarcheranno su un volo delle linee aeree jugoslave diretto a Belgrado, in partenza da Fiumicino alle 17.30.

Nel frattempo l'ambasciata egiziana ha ottenuto l'assenso di Belgrado e bloccato il volo jugoslavo quando era sul punto di decollare.

ORE 18.00 - Palazzo Chigi avverte il questore di Roma, Monarca, perché prenda tutte le misure atte a garantire che il trasbordo dal Boeing all'aereo di linea avvenga senza incidenti.

ORE 18.30 - II Boeing lascia Ciampino.

ORE 18.45 - II Boeing atterra a Fiumicino e parcheggia a breve distanza dall'aereo di linea jugoslavo.

Intanto è arrivato a Fiumicino Rifaat che accoglie i due dirigenti palestinesi allorché questi scendono dal Boeing e consegna loro passaporti con false generalità.

Spadolini si reca da Andreotti e gli chiede se Abbas sia già partito. Andreotti gli risponde di non saperlo. Spadolini chiama il ministero della Diresa dove tuttavia non sanno fornirgli notizie certe.

ORE 19.00 - Spadolini e Andreotti, nello studio di quest'ultimo, apprendono dalla televisione l'avvenuta partenza di Abbas.

ORE 19.15 - Ionta arriva a Fiumicino.

Rabb, ricevuto a Palazzo Chigi da Badini, consegna un altro messaggio di Reagan che chiede di trattenere Abu Abbas.

Ma ormai è troppo tardi.

Fonte: Seminario “Policy making nelle situazioni di emergenza – Centro IAFE.

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